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Solo per pochi

Il mondo del collezionismo si divide, a mio parere, in due settori: da un lato appassionati di orologi con disponibilità economiche che permettono loro di entrare nelle liste di attesa per acquistare orologi fantastici, realizzati in tirature limitate o limitatissime. Dall’altro appassionati competenti (alcuni addirittura “impallinati”), non sempre (anzi più spesso mai) in grado di acquistarli, ma che li apprezzano discutendone anche in rete su forum mirati.

Il titolo scelto  si indirizza dunque a un pubblico ristretto, ma spero incuriosisca e spinga a leggere anche il resto di questa nicchia con la partenza e un traguardo che si sposta ogni anno. Cioè l’A.H.C.I., Accademia degli Orologiai Creatori Indipendenti che è stata fondata più di vent’anni or sono da Sven Andersen e Vincent Calabrese e il Palace la Halle a Baselworld dove hanno esposto orologiai a livello artigianale, di piccola industria, ma anche di grandi realtà economiche.

Penso a Christophe Claret, che per anni ha realizzato movimenti per grandi marchi (da Corum a quelli che sono al S.I.H.H.) e finalmente ha firmato modelli complicati, lasciato l’atelier – un appartamento a La Chaux-de-Fonds e lavora in un’antica villa, dove impiega molti orologiai.

Poker d'assi 5

In alto da sinistra Julien Coudray Competentia 1518, Spero Lucem tourbillon ore saltanti minuti retrograde, Christophe Claret Kantharos, Urwerk UR210

Infatti, dietro a tanti orologi complicati di grandi Marchi, stanno uomini che non compaiono, ma che avendo venduto, per sempre o per un periodo di tempo limitato, le loro creazioni, sono in grado di vivere dedicandosi solo alla loro passione. Ricordo uno dei primissimi tourbillon firmati Ulysse Nardin; la serie dei Concord celebrativi per il V centenario di Colombo, ma anche cronografi meno esclusivi, che per anni sono stati fiore all’occhiello di questa o quella Marca. Niente di male in tutto ciò: il diritto d’autore viene barattato con un assegno e se le due parti si accordano non ci sono problemi.

Fra gli esempi resi pubblici, invece, i nomi dei 13 Maestri che, ogni anno, hanno ideato l’Opus per Harry Winston; fra quelli ancora segreti al più vasto pubblico il Tourbillon Carrousel di Blancpain, ideato da Vincent Calabrese e realizzato negli ultimi anni all’interno di questa grande Marca – e chissà se e quante altre idee “italiane” vedranno la luce in futuro.

Urban, a.m., svend

Da sinistra: Urban Jurgensen; Antoine Martin; Svend Andersen

L’Accademia dei Creatori Indipendenti, da quest’anno nella Halle 2.0 di Baselworld, è  sempre un punto di attrazione perché i maestri vi espongono anche diverse pendole e secondo, molti appassionati, sono proprio le pendole a far parte della grande orologeria meccanica (e per grande non si riferiscono solo alle dimensioni). Ma soloPolso si dedica agli orologi da polso, sconfinando in qualche Tasca, così rimando gli appassionati delle pendole all’indirizzo web dell’associazione: www.ahci.ch.

L’OROLOGIAIO DELL’IMPOSSIBILE

 Di Svend Andersen, definito l’orologiaio dell’impossibile per i movimenti complicati realizzati in dimensioni ridottissime, pubblico una nuova edizione del Grande Jour & Nuit, che indica a scatto con la lancetta più lunga le ore del giorno (dalle 6 alle 18) e con quella più corta quelle della notte (18/6); i minuti appaiono sul quadrantino alle 6.

Haldiman H2 e Beva

A sinistra Haldimann H2, a destra Génie 01 di Breva

Il Palace dunque è la ciliegina con la quale concludo, per i più golosi, quella grande torta di una pasticceria internazionale, che può dirsi Baselworld. Anche se ci sarà modo di tornare su singoli orologi visto che la creatività degli orologiai è infinita. Gli espositori sono stati una trentina sul lato a sinistra e una quindicina  (per realtà forse economicamente maggiori) sul lato destro di questa galleria dell’arte orologiera.

Il Son of a Sound ruota nel carosello della Home di soloPolso, ma Yvan Arpa è anche CEO di Spero Lucem che, distinto dallo stemma della città di Ginevra, ha realizzato un Ripetizione Minuti Tourbillon e un Tourbillon a ore saltanti e minuti retrograde, chiamato La Jonction, perché dedicato ai fiumi Arve e Rodano. Kantharos è un cronografo monopulsante automatico (con cronografia integrata) dotato di soneria a cattedrale, che funziona all’avvio e all’arresto della cronografia. Christophe Claret, che lo ha ideato, ha scelto un nome legato a veloci prestazioni sportive, quelle di un campione dell’ippica. La cassa ø mm 45 è in titanio, il rotore in platino, un dispositivo brevettato protegge i timbri in caso di urti.

Da Julien Coudray le due ultime cifre che distinguono l’orologio sono quelle del numero degli esemplari prodotti artigianalmente con cura maniacale. Felix Baumgartner, che con Martin Frei ha fondato Urwerk, definisce l’UR-210 “Me and my Uhr.210” e non ha torto. Questo automatico è in grado, a piacere, di rallentare o accentuare l’energia derivata dai movimenti del polso per caricare il movimento, ma c’è di più si può disattivare il sistema automatico e l’orologio diventa a carica manuale.

EREDE DEGLI OROLOGI AD ACQUA

Meccanica fluida nell’originale HYT2 , evoluzione dell’HYT1 di Vincent Perriard, realizzato dal team di Giulio Papi. I due soffietti, che oggi, lo fanno assomigliare a un motore a V, sono mossi da pistoni con un movimento alternato e spostano i fluidi che un sistema collega al Calibro; questo è visibile nell’architettura dell’orologio a liquidi, discendente dai grandi orologi ad acqua. Da notare anche che sulla corona un indicatore termico avverte il proprietario della temperatura ottimale per il funzionamento del segnatempo, che è realizzato in soli 50 esemplari.

Filosofia legata agli orologi da Antoine Martin, lo testimonia la nuova collezione Slow Runner; il movimento, realizzato in house, con scappamento e spirale in silicio, ha 7.200 A/h, quanto basta per dare al proprietario una diversa esperienza temporale, un ritorno all’essenziale, quasi una scelta di vita: “take it easy” direbbero gli inglesi. Ore decentrate, un grandissimo quadrantino dei secondi, indicazione della riserva di carica che è di 96 ore,  un look elegante con la cassa in oro rosa, sportivo con quella in acciaio.

Presentato l’anno scorso da Mr Croft, che ha lasciato il mondo delle aste per far rivivere il marchio Urban Jurgensen, il primo scappamento a detente su un orologio da polso, oggi è inserito in un modello con un quadrante altrettanto esclusivo. Gli indici sono dipinti a mano su una base d’oro o di platino in cui lo smalto cuoce a temperature particolari; lo spessore finale, invece dei tradizionali 0,8/1,2 mm è di soli mm 0,5. Al fianco di Croft un creativo ben noto agli appassionati: François Mojon.

Di PADRE IN FIGLIO ATTRAVERSO QUATTRO SECOLI

Haldimann, la cui famiglia vanta maestri orologiai dal XVII secolo, è anche un poeta, ha definito uno dei suoi orologi “A tourbillon for the heart: the singing H1” (anche se  si sente solo il tic del più grande tourbillon a resonance, impiegato su un orologio da polso di quelle dimensioni), mentre l’H2 con un doppio tourbillon si lega al raziocinio e al principio della risonanza; questo complesso movimento è comunque inserito in una cassa di dimensioni più che ragionevoli, ø mm 39. Presente anche un marchio nuovo: Breva, che nel Génie 01, con il movimento sviluppato in esclusiva da J.F.Mojon/Chronode, indica altitudine, pressione atmosferica, umidità, riserva di carica. Gli esemplari sono 55 in oro rosa o oro bianco.

MB&F Horological Machine n°5

MB&F Horological Machine n°5

L’avveniristico Horological Machine 5  di MB&F, ispirato al mondo delle auto, ha la cassa a cuneo non impermeabile (l’umidità viene espulsa dai…tubi di scappamento!). Il display di ore e minuti sembra semplice, ma i loro dischi, collocati orizzontalmente sul movimento, mostrano in verticale le cifre in SuperLumiNova; l’apertura e chiusura di lamelle ispirate dai parasole delle auto anni ’70, si modifica con l’intensità della luce.

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