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Refusi o segno blu?

Il solito buonismo mette in soffitta le matite rosse e blu, usate dalle maestre dei tempi nostri, perché generano sensi di colpa. Mi sembra esagerato e, nell’attuale vita professionale, mi vien fatto di pensare a quelle matite per refusi ed errori paragonandole ai cartellini gialli e rossi del calcio.

Red or blu pencils, used once by teachers, are out; printer’s errors are a thorn in journalist’s side; here something of the past and a special word like “palinodia”.

Diciamo comunque che il refuso è la spina di ogni giornalista serio, quel maledetto errorino, che si nasconde anche alla più attenta lettura del correttore di bozze, che poi tanto attenta non è, perché guarda senza vedere. Oggi con i computer la cosa è peggiorata perché se all’elettronica non piace un sostantivo questo viene cambiato con altri spesso di significato del tutto contrario, poi ci si mette anche la connessione che non salva l’ultimo scritto e il risultato manda in bestia chi è costretto a una rettifica, però c’è anche il contraltare, si può intervenire, senza spese, aggiornando lo scritto.

Facevo questa riflessione alla fine del 2022 e non mi sembra che soloPolso sia incorso in errori da matita blu, come invece ho fatto sulla carta stampata, lasciando passare in un titolo “Aurdemars Piguet”.

In quel lontano passato però c’era un salvagente, la cianografica, anche se correggerla comportava la spesa per il rifacimento delle lastre. Ricordo che quando ero a Quattoruote, Gianni Mazzocchi vedeva molti, se non tutti, gli errori e una volta Madaro, caporedattore, entrò in redazione dicendo “ragazzi ne ha scoperti una dozzina, ma in realtà sono più di trenta”… poi ci sono errori macroscopici come pubblicare la foto di una vettura con gli sci sul tetto con le punte nel senso di marcia (ottima presa per l’aria mossa durante la guida) o spiegazioni su come sostituire una ruota forata “prima si svitano i bulloni e poi si toglie il coprimozzo” o ancora invertire le cifre del passo e dell’altezza da terra di una vettura, ma l’Oscar, secondo me, lo detiene un titolo disegnato in maniera così accattivante che fece stampare e poi gettare al macero, una segnatura di Epoca con: “Il titolo lo fa il direttore”. Sempre dai ricordi nel cassetto della memoria ecco “palinodia”, parola insolita, ma che Mazzocchi usò per ritrattare quanto scritto in un editoriale di Quattroruote (per altro non “poetico” come indica la Treccani) ma questo non aveva molta importanza. Così se su soloPolso leggerete “palinodia” sappiate che l’errore era da matita blu.

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