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Tanta Italia x Swiss Watches

Soprattutto negli ultimi anni, con la diffusione di orologi fashion, si legge spesso “design italiano tecnologia svizzera“. Sicuramente un’affermazione corretta, ma limitativa; dietro a grandi orologi elvetici stanno creatività e ingegno tecnologico di molti italiani.

Not only design but also Italian technology unveiled in many Swiss watches; here some names through last years, from Gerald Genta to Demetrio Cabiddu, Vincent Calabrese, Michel Parmigiani, Gino Macaluso etc.

Lasciamo perdere gli albori con Galileo o i Notturni dei fratelli Campana e veniamo ai giorni nostri. Dal Royal Oak al Nautilus viene esaltata la creatività di un maestro del design come Gerald Genta, dimenticando però che oltre alla forma mr Gerald intuiva anche la sostanza del movimento e spesso metteva in crisi il responsabile della sua produzione, quel Maestro Orologiaio sardo, Demetrio Cabiddu, che terminata l’era GG è diventato il capo dell’Institute de Recherches horlogères Montblanc, per il quale ha ideato inediti movimenti complicati.

L’orologio realizzato da Calabrese per Grimoldi, il movimentot è lo Stivale con le isole

E poi Vincent Calabrese, l’irriducibile napoletano con passaporto italiano, che ha passato non poche traversìe nelle fabbriche elvetiche; molti lo definiscono il Pierino dell’orologeria, di certo c’è il fatto che è stato tanto eccellente nell’intuizione, quanto meno nella conduzione commerciale del suo atelier. Se ne era accorto Blancpain che lo ha salvato economicamente, ma ha anche cercato di tarparne le ali non dando seguito alle sue idee. Calabrese è riuscito ad uscire da una gabbia, dorata (?), ed è tornato sulla breccia, Dopo aver studiato uno dei componenti più importanti dell’orologio meccanico, la spirale, ne presenta il risultato in Italia, a Vicenza, proprio oggi (l’orologio che negli anni ’90 ha realizzato per il negozio di Grimoldi sotto i portici della Galleria a Milano, ci è sembrato rappresenti bene il titolo scelto n.d.r.).

In quanto a Michel Parmigiani, che si vide rifiutare, pur essendo risultato il primo del suo corso, il diploma della scuola di orologeria perché non era svizzero; obtorto collo cambiò nazionalità. Però non molti anni fa, con il successo internazionale dei suoi Parmigiani Fleurier e la creazione di un polo orologiero a ciclo completo, grazie al supporto della fondazione Sandoz, si è preso la rivincita e ha un doppio passaporto.

Di una generazione più giovane Giulio Papi (anche qui passaporto italiano) al quale si devono orologi eccezionali, prima per Audemars Piguet, poi per Richard Mille, Chanel e altri, con l’azienda APRP, che ha costituito con Audemars Piguet e la Renaud Papi (con la pronuncia francese dell’accento sulla i), nella quale si era associato al francese Dominique Renaud. E Giulio Papi non manca di essere presente a eventi orologieri in Italia, da Tortona a Vicenza.

L’elenco potrebbe continuare, per esempio con Leonardo Spinelli, al quale si deve uno dei successi di Chronoswiss, mentre nel design il disegno del primo Twenty-4 è del novarese Benetti; da Bvlgari gli italiani giocano in casa: l’ultimo responsabile creativo è Fabrizio Buonamassa, ma prima responsabile per la produzione è stato a lungo Guido Terreni, oggi CEO di Parmigiani Fleurier. Non possiamo infine dimenticare un eccellente docente di orologeria: e dei segreti dei movimenti meccanici, il professore toscano Ugo Pancani, che dopo essere stato a lungo vicino a IWC è entrato a far parte della Fondation Haute Horlogerie.

D’altro canto la Svizzera orologiaia è sempre stata una melting pot, un’Europa Unita; basti pensare che il Mercier scelto da Baume era francese, così come è francese il Maestro Orologiaio Christophe Claret; erano tedeschi Hans Wilsdorf, fondatore di Rolex e Dietrich Gruen, emigrato negli USA dove, avendo sposato la figlia di un orologiaio, fondò la Columbus Watch SA mentre, dopo la sua morte, il figlio Frederick fece nascere il marchio Gruen. Infine se Girard-Perregaux è tornato ad essere un marchio di grande prestigio lo si deve a Gino Macaluso, architetto e imprenditore, che dopo aver fondato, a Torino nel secolo scorso con Francesco Mantuano la Tradema (distributore tra l’altro di Blancpain, Breitling, Hamilton), fu nominato CEO di Girard-Perregaux ed è stato l’unico imprenditore italiano ad aver ricevuto il Premio Gaïa per Esprit d’Entreprise.

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