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1988-2017: 30 anni di Baselworld, oltre 400 Km di orologi

C’è chi in famiglia prende una pausa di riflessione, chi nel lavoro sceglie sei mesi o un anno sabbatico, io ho optato per un week-end dedicato al giardinaggio in terrazza… un ritorno alla natura non solo scelto, ma sollecitato dalle leggi regionali, che impongono di alzare il parapetto, quando si debbano rifare i balconi, con conseguente spostamento di tutte le piante.

While somebody chooses a period of reflection or a sabbatic year I thought it was enough a week-end to spend in garden after Baselworld, my 30° Baselworld, more than 300 km of exhibited watches during three days. Many things have changed since 1988, mainly for press. It was nice to see Les Atliers and some other novelties I wish to remember after articles of last days

Dunque sono tornata milanese dopo la mia TRENTESIMA Baselworld e l’ho scritto in maiuscolo perché è un bel traguardo. Quante cose sono cambiate via via, non solo per la fiera in se stessa o per gli orologi, ma soprattutto per il materiale stampa: dalle foto in bianco e nero o stampate a colori ai fotocolor, dai cd alle chiavette USB e adesso ai link; dalle borse agli zaini ai trolley, con rotelle da orologio automatico con movimento bidirezionale, diventati oramai meno necessari visto il ridotto peso del materiale raccolto.

il team di soloPolso, ufficio stampa e la conferensa stampa

La registrazione , con Vincent Calabrese, lo stand Galaxy, lunch a Les Ateliers

Facendo un rapido calcolo di passi avanti e indietro per le Hallen, prima su due piani poi su tre (tenendo conto anche delle scale, perché le salette di presentazione sono al secondo o terzo piano degli stand) penso di aver totalizzato, nei canonici tre giorni di permanenza in fiera, più di 400 chilometri di orologi; raramente ho messo una mia fotografia, ma per il 30° ho fatto delle eccezioni.

Rolex il Sea-Dweller del 50° anniversario

Il mio week-end sabbatico sta per finire e domani si torna al lavoro, ma – a prescindere dalle novità pubblicate dal 22 al 24 marzo – voglio citare subito alcune cose. Les Ateliers mi ha piacevolmente stupito per l’allestimento e per gli incredibili orologi dei maestri indipendenti e di piccoli o piccolissimi Marchi; la Fiera ha fatto benissimo a sceglierlo come location per offrire alla stampa il lunch del 22 marzo; tutti sono andati alla Halle 1.2 (e si spera che ci siano anche tornati in seguito).

Da Moritz Grossmann idea geniale per la carica di un orologio manuale ruotando in senso orario il cinturino; la leggerezza del Bvlgari Finissimo Octo Automatico; la lente sulla data del Rolex Sea-Dweller del 50°, che sopporta la pressione di 1220 metri di profondità. Un’aberrazione per i puristi, ma un dettaglio intelligente, realizzato grazie ai nuovi materiali disponibili: prima la lente sarebbe esplosa. E parlando di aberrazione, Monsieur Thiebaud, presidente degli espositori svizzeri, rispondendo al mio collaboratore Lorenzo Sutti, così ha definito l’eventualità di una Baselworld biennale. Certo chi segue la moda e le sue stagioni è costretto a farlo con due collezioni all’anno, ma gli orologi meccanici per noi sono legati al tempo civile, alle complicazioni astronomiche e soprattutto sono una scelta di cultura e passione. Parole che per molti non hanno più significato. Oggi guardi le vetrine e raramente individui a colpo d’occhio le diverse marche. Anche questo merito o colpa della globalizzazione? Mah! Così, con un paio di centinaia di espositori in meno – ma, come ha detto Silvye Ritter direttore del Salone, molte sono state le domande rifiutate, perché i prodotti non rispondevano ai requisiti – ha preso il via l’edizione 2017 di Baselworld. Il mega stand Galaxy però non fa testo: dopo il primo “connected” disegnato da Yvan Arpa, il colosso gliene ha commissionati altri nove, peccato che l’ufficio stampa di questo piccolo Marchio non abbia potuto mostrarceli, perché la comunicazione, che partiva dal centro direttivo, non era ancora arrivata.

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