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Il Quadrifoglio verde di Eberhard &Co.

Ieri Eberhard&Co ha presentato a Milano un nuovo cronografo, il Quadrifoglio Verde, edizione numerata e limitata a 250 esemplari, distinto da un particolare, un quadrifoglio verde che lo collega a Ugo Sivocci, il pilota che, nel 1923, vinse la Targa Florio con un’Alfa Romeo RL. 

On May 13th in Milano Eberhard&Co and Alfa Romeo unveiled a new limited edition (250 pieces) chronograph: Quadrifoglio Verde (four-leaved clover driver Ugo Sivocci, winner of Targa Florio, had painted on his Alfa Romeo) where small seconds are shown by a special hand.

Sulla vettura Sivocci aveva fatto dipingere come portafortuna un quadrifoglio verde su un triangolo bianco e questo emblema spicca anche sul quadrante del nuovo cronografo che presenta anche un particolare tecnico. Al movimento, Calibro Valjoux automatico con due contatori, è stato aggiunto il quadrantino dei piccoli secondi a ore 9, indicati dal vertice di un triangolino bianco sul quale spicca il quadrifoglio verde. La cassa in acciaio ø 43 mm ha la lunetta e i pulsanti satinati, sul fondello la numerazione 001/250 e il simbolo dell’Alfa Romeo.

Il nuovo cronografo e la presentazione con Mario Peserico (a sinistra) e i rappresentati della Veneranda Fabbrica del Duomo e dell’Alfa Romeo

Con l’Alfa Romeo Eberhard ha una lunga storia di partnership e amicizia, cementata dalla collezione dedicata a Tazio Nuvolari e alle sue vittorie, così la presentazione alla stampa ha unito in una proiezione di diapositive momenti salienti delle due aziende, la nascita nel 1910 della Anonima Lombarda Fabbrica Automobili A.L.F.A, che fu poi acquistata dall’ing. Nicola Romeo, geniale imprenditore napoletano, diventando Alfa Romeo; la 24HP, progettata da Giuseppe Merosi, artefice anche del marchio ALFA (mantenuto dal nuovo proprietario), la vettura raggiungeva i 100 Km/h; a conclusione dell’internazionalità delle vittorie anche quella di Nicola Larini su Alfa Romeo 155V6TI nel Campionato Turismo Tedesco (nella foto chi gli porge la coppa è un giovane Mario Peserico attuale A.D. di Eberhard &Co.), l’Alfa Romeo Stelvio Quadrifoglio, velocissimo SUV e la Giulia Quadrifoglio con il motore V6 BiTurbo a benzina da 510 CV e 600 Nm, che da 0 arriva a 100 Km/h in 3,9 secondi. 

Il manifesto della presentazione all’ingresso della Veneranda Fabbrica del Duomo, tre immagini per gli orologi compresa quella della pubblicità luminosa e le altre per le auto AR

Per gli orologi il primo Eberhard&Co, chiamato Patrouille, già negli anni ’20 si preoccupava della tenuta della cassa a polvere, umidità e sudore; il cronografo Extrafort, il Tazio Nuvolari, lo Scafograph e il traguardo più recente, il nuovo Calibro manuale EB140 di Manifattura, al quale entro il 2019 o nei primi del 2020, si affiancherà anche la versione cronografica.

Di solito soloPOLSO non esce dall’ambito orologiero, ma facciamo volentieri un’eccezione perchè il richiamo alla milanesità ha visto anche una scelta speciale della location, la Veneranda Fabbrica del Duomo, alle spalle della cattedrale, e la proiezione di un cortometraggio degli anni ’40-50, diretto da Dino Risi, dedicato a questa organizzazione, che ne mostra il continuo lavoro con i cantieri per la manutenzione di guglie e statue (ancora oggi sono otto i cantieri operativi sul Duomo). Forse non tutti sanno che nel 1387 la istituì Gian Galeazzo Visconti che volle sostituire al cotto il marmo concedendone l’escavazione dalla cava di Candoglia ed esentandone il trasporto da tasse e gabelle; su ogni blocco c’era la sigla che ne testimoniava l’utilizzo (AUF: ad usum fabricae); nel cortometraggio è stato anche individuato un piccolo particolare, legato a Eberhard&Co, un’insegna luminosa della pubblicità dell’azienda sul palazzo di fronte al Duomo. Infine da ricordare la biblioteca e il poderoso archivio storico conservato in questi secoli, con documenti e immagini di notevole interesse sia sotto il profilo economico della contabilità, sia sotto quello musicale con partiture della Cappella Musicale; da ultimo una curiosità: tuttora in milanese il manovale si chiama “magùt”, contrazione del termine impiegato nei registri della Fabbriceria dove solo il primo operaio, “magister”, veniva identificato per specializzazione e provenienza, tutti gli altri erano “ut supra”.

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