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Ancora e sempre Palace

Oltre alle novità già in rete in quello che ho definito il “Palace delle meraviglie”, vale la pena di aggiungere anche queste tre notizie. Prima di Baselworld ce ne saranno sicuramente altre, visto che informazioni (e foto) arrivano con il contagoce per mantenere la suspence e poi anche perché non sarebbe giusto bruciare le novità. Anche se non penso assolutamente che questi orologi possano essere facilmente copiati nel breve volger di qualche settimana (ma non si sa mai…)
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Five o’clock con Eberhard

1Invito da Eberhard & Co._Un pomeriggio solo per Tè_27 marzo 2013 jpgNessuna signora inglese rinuncerebbe mai al suo tè delle cinque, per noi questo appuntamento, che sta scomparendo, si lega a salotti e chiacchiere femminili. Però è stato molto piacevole ritrovarsi a Milano il 27 marzo nella sala da tè di Chateau Monfort, oggi albergo, ma anni fa dimora patrizia, e bello il tema scelto: THEmpo di Gilda, l’orologio femminile di Eberhard & Co. Poi anche perché Mario Peserico AD di Eberhard Italia ha narrato la storia di questi orologi; i primi apparvero verso il 1910 e via via si sono uniformati alle diverse tendenze. Leggi tutto

Il Palace delle meraviglie

Stanno arrivando le fotografie in anteprima delle marche che espongono al Palace a Baselworld, un salone nel salone si potrebbe dire. Agli inizi era una tensostruttura che aveva lasciato qualche perplessità (non però per i contenuti), sfumata nell’edizione del 2012 quando anche l’allestimento era diventato attraente.
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L’anno del serpente

Il negozio Bulgari a New York

Il negozio Bulgari a New York

Come è noto il 2013 per la cultura cinese è l’anno dedicato al serpente, uno dei dodici animali, veri o mitologici, che formano il calendario ripetendosi al termine di ogni ciclo.

Il serpente arriva dopo il Dragone, che è stato il simbolo del 2012, e che è stato riprodotto su sculture e quadranti di moltissimi orologi da polso o da tavolo nelle più diverse tecniche, dall’incisione allo smalto, dalla pittura all’incastonatura di pietre più o meno preziose e anche per diversissime fasce di mercato.

Per il simbolo del 2013 sicuramente Bulgari è partito in pole-position perché sin dal secolo scorso ha realizzato bracciali nella collezione Serpenti, che poi si è tramutata anche in una collezione di orologi non solo in oro o di alta gioielleria, ma anche in acciaio con o senza diamanti e con il famoso bracciale a spire che si avvolge morbidamente una o più volte intorno al polso. Alla fine del 2012 per la scenografica decorazione natalizia dei negozi Bulgari a New York, Tokyo e Roma sono stati scelti due luminosi serpenti intrecciati.

Bulgari a Tokyo, il negozio è a Ginza

Bulgari a Tokyo, il negozio è a Ginza

Quest’anno anche altri marchi di orologi hanno scelto il serpente per i loro segnatempo, ma quasi sempre nel target vicino alla gioielleria, così trovo davvero divertente la scelta fatta da ToyWatch.

La collezione ToyViper è stata pensata come omaggio alla Cina e al suo vasto mercato, ma anche – come dice la presentazione – alle “donne passionali e maliziose”. Sei le versioni cromatiche con tinte moda per il cinturino a spire in morbido silicone e quadranti bianchi o neri; ovviamente movimenti al quarzo.

Il sinuoso cinturino  del Viper di Toy Watch

Il sinuoso cinturino del Viper di Toy Watch

Tornando invece all’alta orologeria è stata Ulysse Nardin a proporre in questi giorni un modello dedicato al sesto animale del calendario cinese. Il quadrante è opera della Donzé Cadrans, azienda specializzata anche negli smalti, acquisita nel 2012 da Ulysse Nardin. Lavorato con smalti champlevées (una tecnica che pochi maestri sanno applicare, creando nell’oro piccole celle riempite poi con smalti policromi) il quadrante è poi cotto in forno ad altissima temperatura, raffreddato e lucidato ottenendone splendidi effetti cromatici. Il serpente, dove prevalgono toni di azzurro e verde, leva le sue spire da un letto di foglie e sembra pronto all’aggressione. La cassa dell’orologio è in oro rosa; il movimento automatico ha ottenuto il certificato di cronometro; l’edizione è limitata a 88 esemplari.

L'automatico Classico Serpente in smalti champlevées

L’automatico Classico Serpente in smalti champlevées

 

Quadranti in porcellana

Secret Gallet tourbillon

Laurent Ferrier Secret Gallet Tourbillon

Meissen® Italia, filiale della celebre fabbrica di porcellana in Sassonia e Laurent Ferrier, l’impresa ginevrina fondata da un maestro orologiaio che ha lavorato anche per Patek Philippe, hanno stretto una partnership in campo orologiero.

Quando alla fine dell’anno scorso sono andata ad ammirare l’esposizione di gioielli a Villa Meissen, il negozio in Montenapoleone a Milano, avevo ammirato deliziosi orologi femminili con movimenti al quarzo che, a fianco dei gioielli, potevano essere uno splendido regalo natalizio. Con i responsabili dell’azienda avevo anche ricordato un precedente illustre: il quadrante in porcellana realizzato per un prestigioso Glashütte Original.

Senza svelare i programmi mi era stato detto che, “step by step”, ci sarebbero state in futuro belle novità ed eccole arrivate. Infatti a Baselworld 2013 saranno presentati i due primi segnatempo maschili  di questa interessante collaborazione.

In omaggio alla cultura cinese, nell’anno dedicato al Serpente, il quadrante bianco e azzurro, realizzato nella finissima porcellana dagli artisti di Dresda lascia indovinare un serpente rendendo unico il Galet Secret Tourbillon.

 

Il cronografo di Louis Moinet

Louis Moinet il cronografo del 185-1816

Louis Moinet il cronografo del 1815-1816

Ho sempre sostenuto che in orologeria possono esserci molti padri per una stessa invenzione. Può dipendere da particolari più o meno importanti, dal fatto che le idee spesso volano nell’aria atterrando anche a centinaia di chilometri di distanza e in epoche lontane poteva essere difficile datare con sicurezza un’invenzione. Ma c’è anche un altro aspetto da considerare, non tutte le invenzioni hanno poi avuto la necessaria evoluzione per arrivare ad un pubblico più o meno vasto, cioè alla commercializzazione e di molte non sono rimasti che disegni o descrizioni.

Un lungo preambolo questo per il cronografo di Louis Moinet (amico di Breguet e personalità di spicco nella Francia orologiera tra il XVIII e il XIX secolo) presentato il 21 marzo dagli Ateliers Louis Moinet di Sainte Blaise, con una conferenza stampa on line, suffragata da storiche testimonianze di libri e documenti.

Il suo inventore lo definì “contatore dei terzi”, infatti il termine cronografo (letteralmente orologio che scrive il tempo) apparve solo nel 1821 con l’invenzione di Nicolas Rieussec.

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Anche sul movimento la firma di Moinet

 

L’orologio presentato il 21 marzo ha la cassa  in argento, ø 57 millimetri, ed è stato ritrovato recentemente. Dai punzoni sulla cassa è stato possibile risalire alla data: 1815-1816.

Il tempo sul quadrante è diviso in sessantesimi di secondo (nel XVIII secolo Graham realizzo un orologio a colonna che divideva il secondo in quattro; all’epoca di Moinet il decimo di secondo era una misura ottimale per garantire la precisione del movimento).

Sul quadrante in alto a sinistra il contatore dei 60 minuti, a destra quello dei 60 secondi; in basso al centro il contatore delle 24 ore; due lancette identiche per secondi e minuti, una a pomme per le ore e una sottile al centro con contrappeso per il sessantesimo di secondo. Avvio, arresto e ritorno a zero con due pulsanti, idea sino ad ora attribuita all’inventore Adolphe Nicole nel 1862. Platina superiore e quadrante sono firmati Louis Moinet, le alternanze/ora sono 216.000, cifra che oggi sembra incredibile e che fa di questo scienziato dell’Ottocento il pioniere dell’alta frequenza.

 

Romantico Ulysse Nardin

Dieter Meier con il presidente di Ulysse Nardin, M.me Chai Schnyder

Dieter Meier con il presidente di Ulysse Nardin,
M.me Chai Schnyder

Realizzato in 99 esemplari Stranger in the Night è stato presentato durante un Gala a Zurigo, dall’artista Dieter Meier  in duplice veste: padrino della Techno-music e ispiratore di questo nuovo segnatempo che unisce musica e tecnica orologiera.

Meier  è stato anche un grande amico di Rolf Schnyder e azionista della cordata che l’imprenditore orologiero aveva promosso per far rinascere negli anni Ottanta la storica Marca di Le Locle.

All’evento era a fianco di M.me Chai Schnyder, presidente di Ulysse Nardin e di Ludwig Oechslin, da sempre il mago dei movimenti complicati realizzati dalla Maison a partire dagli astronomici.

Per Stranger in the Night, che continua la tradizione della Marca con le ripetizioni minuti e le sonerie a cattedrale, sono stati necessari cinque anni di studio ed esperimenti.

Si può ascoltare l’indimenticabile canzone del 1966, resa celebre da Frank Sinatra, sia a richiesta premendo il pulsante a ore 10, sia al passaggio di ogni ora (ma si può anche attivare il silenziatore). A differenza di quanto accade generalmente nei segnatempo per selezionare le funzioni, non si estrae la corona ma si preme il pulsante che vi è inserito.

Stranger in the Night, novità musicale di Ulysse Nardin

Stranger in the Night, novità musicale di Ulysse Nardin

Naturalmente nel movimento, il Calibro UN690 a carica automatica e con 64 rubini, sono presenti molto componenti che hanno visto Ulysse Nardin iniziare per primo lo studio e l’applicazione del silicio, qui impiegato per scappamento, ancora e spirale.

La cassa in oro rosa ha un diametro di 45 millimetri; sul quadrante la data, indici in cifre romane, piccoli secondi alle sei e la complicazione musicale su un disco che ruota e che si riallaccia alla tradizione delle scatole-musicali.

Questa anteprima sarà senza dubbio una delle novità più interessanti fra quelle che la Marca di Le Locle ha preparato per l’appuntamento di Baselworld 2013. Il fatto di non averla coperta con l'”embargo” sino all’inaugurazione del Salone, fa pensare che non sarà l’unica. Forse la scelta di una canzone e non di un pezzo di musica classica la pone in un comparto diverso dal solito, smitizzando le difficoltà tecniche e portando il modello a un pubblico magari più giovane, anche se sempre provvisto di notevoli disponibilità economiche.

 

Patek Philippe Salons

Nel mondo della distribuzione di orologi si parla generalmente di boutiques o di negozi monomarca, ma c’è un’eccezione. Patek Philippe chiama “Salons” i suoi esclusivi punti vendita di Ginevra, Parigi e Londra . In Cina alla fine dell’anno scorso dopo un paio di anni di lavori necessari per la ristrutturazione del negozio di Shanghai (aperto nel 2005 e seguito nel 2008 da quello a Pechino) la Maison ginevrina ha scelto un altro nome: “Maison Patek Philippe”. Non si tratta di un negozio che vede la vendita come esigenza primaria, ma di un luogo di incontro tra la Marca e il cliente cinese. Philippe Stern, presidente onorario, ha voluto infatti che l’atmosfera fosse quella stessa che pochi fortunati appassionati vivono entrando nella sede ginevrina.

Nel quartiere in stile coloniale  e neoclassico Bund, i nove saloni su una superficie di oltre 1200 mq su due piani, sono stati allestiti con mobili e complementi d’arredo svizzeri, francesi e italiani da M.me Gerdi Stern, moglie di Philippe e madre dell’attuale presidente Thierry. Vetrine in legno laccato e dorato per la collezione attuale della Maison e lampadari in cristallo di Bague, fornitore della real casa di Francia, accentuano l’aspetto lussuoso dove hanno brillato anche pezzi unici inviati per un’esposizione speciale che ha visto al top lo Star Calibre 2000.

Infine quattro orologi in platino e smalti cloisonnées sono stati dedicati all’anno del Dragone e sui quadranti di cinquanta Ore del Mondo (25 in oro rosa e 25 in oro bianco) è stato scritto Shanghai invece di Hong Kong. Probabilmente quest’anno sarà la volta di esemplari decorati con i serpenti.

Patek Philippe Manifattura

Ginevra, la sede storica di Patek Philippe

Ginevra, la sede storica
di Patek Philippe

La più antica Manifattura a conduzione familiare nasce nel 1839 da un accordo tra Norbert de Patek (in seguito nominato Conte da Pio IX) e l’orologiaio Czapek e già sei anni più tardi, il 1° maggio 1845 l’azienda compie un salto di qualità. A fianco del nobile polacco entra, con la carica di Direttore, Adrien Philippe, l’inventore della corona di carica che aveva entusiasmato anche la Regina Vittoria.

Per tutto il XIX secolo è un susseguirsi di innovazioni spesso brevettate e il cammino prosegue anche nel Novecento, accentuando gli studi e la ricerca sulle complicazioni dopo che la Marca, messa in vendita negli anni ’30, diventa proprietà della famiglia Stern.

Componenti speciali, movimenti complicati, brevetti e orologi di grande prestigio, molti divenuti celebri, nascono nei diversi edifici che la Maison ha a Ginevra e che affiancano la prima sede di fronte al lago in Rue du Rhone, dove oggi ci sono uffici, l’ampio negozio e, all’ultimo piano, un elegante spazio di rappresentanza.

Nel 1996 la Patek Philippe riunisce in un solo stabilimento le attività produttive. La zona scelta è Plan-les-Ouates (che in seguito visto l’affollarsi di altre aziende orologiere viene scherzosamente chiamata Plan les watches). Della proprietà fa parte anche un castello che viene adibito a museo e sale di rappresentanza sino a che nel 2001, in una delle fabbriche che la Marca aveva nel centro della città, viene inaugurato il Museo Patek Philippe.

ingresso Patek Philippe

Plan-les-Ouates: all’ingresso della Manifattura svetta una simbolica scultura, la spirale

La nuova Manifattura agli inizi sembra fin troppo vasta, ma in breve tempo lo spazio non basta più, così la Marca trasferisce a Perly l’habillage. Inoltre al di fuori del Cantone di Ginevra possiede PoliArt (lucidatura), Calame (casse), SHG (incastonature), Quadranti Fluckiger a St.Imier, Allaine a Alle (incasso movimenti), Betakron nel Giura (rifinitura e decorazione componenti in acciaio), Patek Philippe SA a La Chaux-de-Fonds e Patek Philippe  La Vallé SA a Le Brassus  (alta orologeria e riparazione). A suo tempo voci di corridoio sostennero che Nicolas G.Hayek avrebbe offerto un aiuto economico, forse temendo che questo gioiello dell’orologeria svizzera diventasse preda di capitali stranieri, ma la famiglia Stern fa tutto da sola e addirittura si dice abbia pagato cash.

Oggi a Plan-les-Ouates si trovano la direzione e la sede amministrativa alle quali si affiancano le attività di ricerca, lo sviluppo dei  meccanismi, la ricerca sulle nuove tecnologie, i reparti design e creazione, la fabbricazione dei componenti dei movimenti e tutte quelle attività che si rendono necessarie alla produzione e consegna degli orologi, nonché il servizio post-vendita e restauro.

La vocazione di Patek Philippe è legata alle complicazioni della tradizione (anche se molto spesso con importanti dettagli innovativi) altre invece sono ideate e realizzate in house; i calibri base sono 19 (17 per orologi da polso, 2 per orologi da tasca) e le referenze dei movimenti oltre cinquanta. Più di 400 sono i macchinari di produzione e precisione di alta gamma e 200 i maestri orologiai. Per la produzione annua di 38.000 orologi meccanici e 12.000 femminili al quarzo è stato calcolato occorrano 15 milioni di componenti. A Ginevra i dipendenti sono 1600, in Svizzera 2000, nel mondo 2200. Giusto per fare un paragone ricordiamo che nel 1989 in Svizzera gli addetti di Patek Philippe erano 500 e venivano prodotti  circa 14.000 orologi.

Il sigillo a garanzia  dell'intero orologio

Il sigillo a garanzia
dell’intero orologio

Nel 2009 nasce il Sigillo Patek Philippe; le due iniziali della Marca incorniciate garantiscono l’alta qualità dell’intero orologio e non solo del suo movimento, come sino ad allora accadeva con il Punzone di Ginevra, assicurandone inoltre il servizio durante tutta la sua esistenza qualunque sia la data di fabbricazione. L’iniziativa ha fatto sì che in seguito anche il Punzone di Ginevra venisse modificato arrivando alla garanzia totale.

 

Look e tecnica a braccetto

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Il Première Tourbillon di Chanel
con la lunetta in rubini taglio baguette
e, a destra, lo scappamento
a tourbillon decorato con petali
di camelia, il fiore di M.lle Cocò.

Quando la maestrìa di grandi orologiai si sposa all’eleganza storica di un marchio, si può arrivare a un giusto equilibro fra due esigenze ben distinte. Secondo me questo traguardo è stato raggiunto dal modello Première che Chanel ha affidato a Giulio Papi e al suo team, per realizzare, l’anno scorso, un Tourbillon eccezionale.

Il movimento di forma si inserisce nella cassa rettangolare (mm 28,5×37) più grande di quella tradizionale e che su lunetta e carure è impreziosita da 184 rubini baguette per oltre 14 carati e da 34 brillanti. Il Calibro ideato da Papi focalizza l’attenzione sul tourbillon, la cui gabbia e decorata con i petali della camelia, il fiore preferito di Cocò, che qui indicano i secondi. Il movimento è a carica manuale.a CHANEL_PREMIERE_TOURBILLON_VOLANT_T2

A parte le difficoltà tecniche legate al movimento, vanno ricordate anche le quasi 250 ore che hanno impiegato i maestri gioiellieri per l’incastonatura delle pietre. Meno esclusivo, ma sempre nel campo degli orologi da sognare o ammirare come opere d’arte, il modello incastonato solo con purissimi diamanti.