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2023: Ebel a WandW

A Ginevra Ebel ha presentato i nuovi orologi Sport Lady Classic, una collezione nata nel 1977, che adesso vede le ref. 1216596 e 1216598, Tranquil blue con quadrante azzurro in madreperla, mentre altre due della collezione Sport Classic Grande (ref. 1216601 e ref.1216636) sono dedicate al mondo del tennis con il quadrante rosso come i campi in terra battuta, molto amati in Italia e in Spagna.

Ladies watches novelties have been unweiled last March by Ebel. Classic sport collection, born un 1977, has now two versions, ø 29 mm with motherpearl blue dials and one, ø 33 mm, with red dial, a fourth will arrive in June. Furthermore I am also remembering something about Ebel factories and Ebel Italia in the Eighties and Nineties.

Le due versioni con cassa ø 29 mm in acciaio e l’iconico bracciale a onde, accolgono un movimento al quarzo ETA E61.031, il quadrante in madreperla azzurra ha indici in diamanti, e, nella versione più preziosa, anche la lunetta incastona i diamanti. Mentre i due orologi della foto sopra sono disponibili dal mese di Aprile, i Lady Classic Grande con il quadrante rosso e cassa ø 33, movimento al quarzo ETA E61.031, sono già disponibili nella versione più semplice; arriveranno invece nel prossimo Giugno quelli in edizione limitata a 50 esemplari dei quali posiamo solo descrivere il quadrante, non essendo state diffuse le fotografie. L’idea è comunque intrigante perché la lavorazione a filet imita la rete del campo da tennis; chissà se alla fine ci sarà anche una pallina in bilico dopo un servizio “tagliato”.

La prima volta che mi occupai di Ebel fu nel 1991. Sul n*24 di orologi da POLSO di cui ero direttore responsabile, pubblicammo la storia di questa Maison mettendo in copertina un cronografo meccanico della seconda metà degli anni ’30. periodo in cui alla guida di Ebel c’era Gustav figlio dei fondatori: Eugene Blum Et sua moglie Alice Levy.

A Pierre Alain Blum, terza generazione dei fondatori della Marca, gli orologi invece non interessavano molto: si iscrisse all’Università in facoltà tecniche, ma poi decise di andare negli Stati Uniti dove, in un paio di anni lavorando in un’azienda che importava prodotti europei, ne portò il fatturato da 3 a 21 milioni di dollari. In Svizzera però la famiglia premeva per il suo ritorno, arrivando a dire che se avesse accettato di diventare socio dell’azienda newyorkese, avrebbero venduto tutto. E il figliol prodigo rinunciò ai centomila dollari che percepiva annualmente, per guadagnarne solo undicimila, ma, cosa più difficile da sopportare, essere considerato ancora come il “ragazzo” figlio del padrone. Ma questo ragazzo aveva molte idee, forse fin troppe e lo dimostrò quando prese definitivamente le redini aziendali liquidando i fratelli e sponsorizzando lo sport (dalla F1 allo sci, alla motonautica), concerti di musica classica, la Radio della Svizzera romanda e aprendo boutique monomarca.

Quando lo conoscemmo, io e il collega-marito Disma Sutti ci occupavamo di sci e Mr Blum era sponsor di Salomon, produttore di sci, attacchi, scarponi e altri accessori. In seguito noi passammo a occuparci di motonautica e diventammo amici di Alberto Di Luca, Campione di Offshore. Negli anni ’80 Di Luca, CEO di Ebel Italia, insieme al Presidente Pierre Alain Blum fu ricevuto dal Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Anni dopo noi fummo invitati a Villa Turca, il celebre edificio disegnato nel 1916-17 dal giovane architetto Jean Edouard Jeanneret per l’industriale Anatole Schwob, proprietario degli stabilimenti di orologi Tavannes e Cyma. Costruzione che fu all’origine di una lite giudiziaria perché il costo del preventivo venne ampiamente superato e l’architetto non solo lasciò la Svizzera, ma cambiò anche il nome in Le Corbusier. Blum aveva acquistato la villa, restaurandola e alla fine degli anni ’80 ne fece il Centro di pubbliche relazioni dell’azienda.

Non tutti sanno – o ricordano – che nel 1995 a La Chaux-de-Fonds Ebel aveva ben 7 stabilimenti; Blum aveva acquistato gli edifici di Cyma, Juvenia, Incabloc e altri che facevano anche lavorazioni per Zenith. Per Cartier produceva movimenti e casse d’oro; a La Chaux-de-Fonds lavorava 3.000 Kg d’oro all’anno. La Marca produceva anche movimenti extrapiatti e cronografi, imponente la produzione di bracciali in metallo. Complessivamente gli addetti  erano 1200 e la Ebel SA ne impiegava 280. Un collega, intervistando il responsabile di Ebel Italia, nel 2018, si stupiva che l’azienda non avesse un suo stabilimento; probabilmente era troppo giovane nel 1995 oppure la sua memoria non funzionava bene. Noi abbiamo avuto la fortuna di visitare lo stabilimento dove Ebel produceva le casse d’oro per Cartier, in compagnia di un addetto, memoria storica dell’azienda; era un italiano che da ragazzo aveva lavorato con Gustav Blum e poi con Pierre Alain, dopo tanti anni in Svizzera aveva trasformato il cognome Oltremare in Outremer, ma non aveva dimenticato l’italiano e questo rese ancor più interessante la visita.

Dopo andammo a Villa Turca, dove avremmo dormito la notte. Ci diedero le chiavi, ci augurarono buona notte e ci lasciarono soli. Mio marito fece il giro delle stanze per assicurarsi che le finestre fossero chiuse, poi ci venne fame, ma nel frigorifero trovammo solo una scatola di cioccolatini ne mangiammo alcuni dicendo che il giorno dopo avremmo avvertito la PR, d’altro canto di uscire per andare al ristorante nemmeno a pensarci, e se poi al ritorno fossimo rimasti chiusi fuori? Fu comunque una serata molto bella, in tutte le stanze, bagno compreso, c’era un collegamento audio con la centralina che trasmetteva musica classica e ci godemmo un bellissimo concerto.

Tornando agli orologi la fotografia del Voyager al polso di Alain Prost in F1 fece il giro del mondo. Negli anni ’80 e ’90 arrivarono la collezione 1911, gli orologi Beluga, il cronografo Le Modulor (perché Zenith aveva sospeso le consegne del suo movimento El Primero) e un Lichine che forse è l’unico orologio il cui nome è quello di un vino famoso, il Grand Cru Class du Medoc Chateau Prieuré-Lichine. Questi sono solo pochi accenni legati alle decisioni del vulcanico Pierre Alain.

Troppa carne al fuoco e le difficoltà che il comparto orologiero stava incontrando, portarono alla vendita di Ebel al Gruppo Invest Corp.(la stessa che trattò la vendita di Breguet ed altri grandi Marchi). Blum rimase per qualche anno come direttore, poi il Marchio fu acquistato da Movado Group mentre Ebel Italia, dal 2017 è stata affidata a Flavio Pellegrini.

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