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Orologi russi: 1990-2004-2021

A Geneva Watch Days 2021 Raketa e Chaykin hanno organizzato il 1° Settembre una conferenza stampa dal titolo:”Il ritorno dell’orologeria russa”, tanto è bastato per ritrovare in biblioteca depliant e giornali più che “vintage”.

On September 1st press conference will be held in Geneva about Russian Watchmaking, waiting for that meeting here some press “vintage” news during 1990 and 2004.

A Baselworld 2004 dodici aziende orologiere russe organizzarono nella Halle 3.2 booth J20.L30, M30, un’esposizione dal titolo “Russian Watch Industry time without borders”. Al termine del depliant si leggeva che l’orologeria russa era nata nel 1404, con l’orologio sulla torre del Cremlino, ordinato a un monaco dal Principe Vasily; nel 1778-79 nacquero a Mosca molti laboratori che producevano orologi preziosi, nel XIX sec. ci fu un fiorire di aziende, e nel XX sec. nacque anche la First Moscow Watch Factory con orologi dal marchi Poliot; di quegli anni ricordiamo anche la Vostok Watch Makers Inc. che arrivò a impiegare 3000 addetti producendo annualmente un milione di orologi meccanici, fra questi anche i Komandirski; importante anche la produzione di movimenti meccanici: 250,000.

Queste le altre aziende russe dell’esposizione a Baselworld: Anina, Chaika, Intere Orion, Maxim Nazarov, Molnija, Penza Watches, Right Move, Tech Art, Volmax, Zolotoe Vremja (nata dalla fusione di Poljot e Slava).

Alla fine del secolo scorso in Italia ci fu l’invasione dei segnatempo russi (i primi furono i Paketa); importati da Mirabilia erano distribuiti da Time Trend, inserito nel Gruppo Artime che nel 1989 presentò i Boctok Komandirski.

Non tutti i modelli della “russomania” diffusasi anche negli USA, erano proprio russi, alcuni avevano movimento russo mentre cassa e quadrante erano italiani; nel gennaio del 1990 fu pubblicato anche un numero speciale di Time-Trend realizzato dalla Jacopo Marchi Associati.

Ricordi a parte, vedremo cosa diranno alla conferenza stampa di Settembre e cosa avranno proposto la creatività di Chaykin e quella di Raketa, arrivederci dunque, o per essere moderni “stay tuned”.

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