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Acque agitate nelle grandi fiere

Questa estate il Gruppo Swatch ha annunciato che non parteciperà a Baselworld 2019, Audemars Piguet e la controllata Richard Mille gli hanno fatto eco, posticipando però di un anno la loro partenza dal SIHH di Ginevra, non si sa se per un altro polo o solo perché fiere e saloni mondiali sono diventati un peso e i conti non tornano.

After Swatch Group leaving Baselworld, also Audemars Piguet and Richard Mille will leave SIHH after 2019. Jean Claude Biver says that, perhaps, LVMH will leave Baselworld, International fairs are becoming anachronist with Internet all over the world? and by the way what will happen about watches distribution?  Many things are changing,

Pochi giorni fa poi in un’intervista sulla stampa economica svizzera Jean Claude Biver, responsabile degli orologi di LVMH, senza mezzi termini diceva che se le cose non cambieranno il Gruppo non andrà alla Fiera di Basilea e si ipotizzano anche defezioni da parte di Rolex e Patek Philippe.

Se tutti questi marchi si unissero si potrebbe anche assistere alla nascita di un nuovo polo fieristico, più snello e moderno, più facile però assistere a un vero sovvertimento del comparto.

In effetti le Fiere, punto di incontro tra le Maisons e i loro clienti nel momento cruciale della presentazione delle novità, con conseguenti ordini, sembrano anacronistiche con una rete che mette a disposizione del mondo intero cataloghi, filmati e quant’altro, arrivando anche alle boutique virtuali monomarca, che prendono l’ordinazione e consegnano l’orologio scelto nel negozio più vicino al cliente. Certo quello che manca in questa realtà è il piacere di toccare l’orologio, esaminarlo e valutarne prezzo e qualità, prima di passare l’ordine. E poi non va dimenticato il ritrovarsi tutti e captare il polso dei concorrenti.

Per le aziende produttrici però il contraltare è dato dalle spese, a volte oltre ogni logica, dello spazio occupato in fiera, dell’allestimento dello stand, dei servizi necessari, della permanenza in albergo per il personale della Casa madre, delle filiali, dei concessionari importanti e, buon ultimo, dei giornalisti più quotati (un tempo della carta stampata adesso on-line con una vera invasione di blogger; molti si limitano al copia-incolla dei comunicati delle Maison o di chi le rappresenta in Italia, pochi quelli che, ricordando di essere giornalisti, ci mettono del proprio).

Comunque tornando alle spese sono cifre da capogiro, che arrivano a superare diversi milioni di franchi svizzeri. Ancora una volta ricordiamo quanto diceva Michele Guido Franci, presidente della Fiera Campionaria di Milano quando ipotizzava per le fiere specializzate un semplice ufficio con un monitor sul quale mostrare ai concessionari le novità, allora sembrava un’assurdità, ma i fatti gli stanno dando ragione.

C’è infine da domandarsi se in futuro, oltre alle fiere non assisteremo a un completo sovvertimento anche della distribuzione orologiera; non spariranno i negozi al top, meta della clientela più esclusiva, ma sarà vita ancor più dura per centinaia di concessionari che in molti casi devono già fare i conti con la concorrenza delle boutique monomarca delle Case. E in quanto ai grandi Marchi storici o più giovani, continueranno le collaborazioni e le partnership azionarie più o meno incisive, anche se imprenditori privati si fanno ancora tentare dal fascino delle lancette.

In tutto questo avanzano le collezioni che si riallacciano a un lontano passato e arrivano anche i portali per gli utenti di smartwatch (uno degli ultimi è quello di Frederic Constant, proprietà oggi di Citizen, che per altro, mette la sua tecnologia anche a disposizione di Marchi di altri Gruppi (vedi Fossil).

 

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