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2014: qualcosa di italiano

Anno nuovo, vita nuova, ma in fatto di orologi vorrei dire anno nuovo vita italiana. Gli esempi non sono moltissimi. Qasi sempre i movimenti sono svizzeri, costosi, ma che danno una patente nobiliare molto gradita dal mercato. La creatività italiana trova ampio spazio nel design di casse, quadranti e, anche, nella scelta di eventi che possono dare origine a segnatempo “dedicati” e a tirature limitate.

Non mi riferisco a Morellato&Sector, proprietaria di diversi marchi, al Gruppo I. Binda o a Marco Mantovani, che con Locci, nel 1986, ha dato vita alla Locman, né a Emilio Fontana che dopo l’accordo con IWC, proprietaria del marchio Terra Cielo Mare, ha fondato TCM da poco acquistato da un’altra famiglia Fontana o a Gagà Milano.

Barracco

Barracco: automatico Electum; su fondello, cinturino e lancetta dei secondi il simbolo del pendolo

Penso invece a quelle sfide che hanno attirato gli appassionato di calcoli matematici da tradurre in meccanismi o i designer alla ricerca di una linea inedita.  L’ultimo in ordine di tempo è Tommaso Barracco, ingegnere calabrese oggi veneto, con un passato nel business internazionale e che, affascinato dagli orologi, si definisce un “giovane orologiaio”. Come slogan per la sua produzione, realizzata con l’aiuto di esperti e con movimenti Soprod, ha scelto “orologeria su misura” mentre il simbolo è il disegno del pendolo, origine dell’orologeria meccanica. Recentemente ha preso parte al salone francese Belles Montres con una collezione di 4 modelli che i clienti possono personalizzare scegliendo il materiale della cassa, il tipo di quadrante anche con le iniziali, il cinturino. Un’idea che ha incontrato l’interesse di chi ama il “solo per me“, possibile in termini aziendali a patto che non si punti a grandi numeri. Soluzione ideale per coprire una nicchia di mercato, anzi una nicchia nella nicchia, restando in una fascia di prezzi accettabili.

In anni abbastanza recenti ricordo Anonimo, voluto da Federico Massacesi che, lasciato il mondo della moda, aveva scelto un nome dal significato filosofico: la marca non doveva prevaricare il prodotto; è un peccato che l’avventura sia terminata. E poi Riccardo Zannetti, esperto orafo romano o Marco Mavilla ideatore del Digitona oltre che dei ToyWatch. Dal comparto delle auto e dei motori ecco Meccaniche Veloci, Giuliano Mazzuoli e Romeo Ferraris, che dai motori nella Classe1 Offshore era arrivato a cronografi anche rattrappanti. L’elenco certo non è completo, ma lo concludo ricordando, nel secolo scorso, un torinese, Carlo Sarzano, che riuscì a imporsi con i suoi Sarcar realizzati in Svizzera, persino su quel mercato. Ne ricordo una frase detta all’azienda che, obtorto collo, aveva accettato il suo ordine senza però realizzarlo del tutto: se non fossi un coniglio piemontese, ma un lombardo, non vi avrei ordinato mille orologi, ma cinquemila” e passò il nuovo ordine che fu accettato senza fiatare.

 

 

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One comment on “2014: qualcosa di italiano

  1. Sandro Peeters ha detto:

    Caro signore o signora,
    qualcuno ha più informazioni su Sarcar al tempo di Carlo Sarzano?
    Salve,
    Sandro

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