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Per fare un libro ci vuole un albero…

… cantava Sergio Endrigo più di 40 anni or sono. Oggi parafrasando quei versi fortunati potremmo dire che per fare un orologio non basta un disegno così come non bastano leghe di metalli, vetro e un movimento meccanico o elettronico.

Remembering a song of many year ago (in order to have a book a tree is necessary) we could say that in order to have a watch a design, alloys, glass and a movement are not enough.

Occorre anche un’idea di marketing che alla creatività del designer unisca la spinta emozionale che porta all’acquisto di un orologio su scala commercialmente interessante.

Le grandi aziende potrebbero farlo perché hanno al loro servizio tutto ciò che occorre, ma, a quanto si vede, è molto più facile ripiegare su modelli del passato riproponendoli in chiave attuale. Mai come in questi ultimi tempi abbiamo assistito a riedizioni di questo o quel modello di successo in anni ormai lontani. Il comparto orologiero però è pieno di risorse e iniziative che gli consentono di essere vivo e vegeto nonostante le crisi di mercato o l’assalto di nuovi gadget tecnologici. Inoltre può contare su un elemento senza il quale non si fa nulla: l’entusiasmo, che si accompagna a una buona idea. Così la nascita di un nuovo marchio – e di un orologio che si staccasse dal coro, dedicato a personaggi che hanno messo la loro vita al servizio degli altri – ha coinvolto un gruppo di amici, quasi tutti con una solida base culturale e operativa (si sono fatti le ossa nel Gruppo Richemont).

Parliamo di Riskers che, dopo nove mesi sta per lanciare sul mercato, in 4 versioni e in tirature limitate, un orologio con movimento automatico STP Made in Suisse (44 h riserva di carica) o al quarzo (Ronda calibro 715); data al 3, cassa in acciaio ø 43 mm, corona protetta, quadranti con effetto satinato, grigio, grigio chiaro, blu (chiamati Prolog, Chapter 1, Chapter 2 e Chapter 3).

Sopra Prolog I e Chapter II, sotto i Chapter I e III

Il punto focale dell’iniziativa è stato realizzare un orologio costruendogli intorno un’attenta impalcatura; i negozianti sanno bene che oggi a un nuovo segnatempo si chiede anche una storia che attiri l’interesse del futuro proprietario. Così dalla forma nata da un vecchio Tasca in dotazione ai soldati della Grande Guerra, al fascino di chi ne sarà testimonial o padrino, persone che affrontano quotidianamente i lati difficili della vita non dimenticando di occuparsi dei meno fortunati (testimonial quindi al di sopra di ogni sospetto si sarebbe detto un tempo, certamente non attori o campioni sportivi che, se non sottoscrivono contratti ben remunerati, quanto meno da questo o quell’orologio ricavano un surplus di attenzione da parte dei fans e quindi un corrispettivo).

Fin qui Riskers ha effettuato scelte mirate, sia per l’estetica dell’orologio sia per le persone alle quali è stato dedicato e che al grande pubblico probabilmente sono ignote; si stenta a trovarle in quell’inesauribile pozzo di informazioni che si chiama Internet. Da un soldato francese, Albert Roche, che nel 1916 tramutò in un modello da polso il suo Tasca, a Pierre Muller un medico che ha votato se stesso alla cura dei bambini, a Guillaume d’Aboville destinato a un’illustre carriera di economista e che invece si occupa dei bambini del Mekong sino alle truppe di montagna, una Comunità che oggi conta 8000 membri, e che è sempre pronta a portare il suo aiuto là dove ce ne sia bisogno.

Il tempo di gestazione è stato sapientemente orchestrato sui media tradizionali o in rete, con notizie centellinate e qualche abbozzo di disegno e adesso siamo giunti quasi al termine dell’attesa, con un count-down virtuale. Infatti in novembre scatterà l’ora zero per la prenotazione e poi l’acquisto in quei negozi che hanno accettato di far parte dell’impresa, incuriositi dalla nuova idea. Non resta che fare gli auguri al team dei fondatori sperando che il pubblico comprenda i loro sforzi.

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