Caricamento immagini...

Eberhard&Co. è tornata a La Chaux-de-Fonds

La tecnologia ci ha disabituato alle cartoline che un tempo si mandavano agli amici, sostituite da un post su Facebook; così quella che mi è arrivata da La Chaux-de-Fonds è stata davvero una bella sorpresa.

Today everybody writes on Fb therefore postcard received from La Chaux-de-Fonds was a big (and appreciated) surprise, remembering an interview we made to Mr Brandt, who in 2002 was Eberhard&Co president.

Abbiamo già pubblicato la notizia del ritorno di Eberhard&Co. nella sede storica e molti ci hanno espresso la loro soddisfazione perché questa Marca è nel cuore di molti appassionati, così pubblichiamo la cartolina a corredo di quanto ricordiamo di un’intervista fatta nel 2002 all’allora Presidente di Eberhard & Co, lo svizzero Pascale Brandt che ricopriva questa carica dal 1972, quando in azienda lavoravano una quarantina di addetti, (prima però erano moltI di più).

Erano anni in cui il quarzo spaventava le aziende orologiere svizzere, la sfiducia aveva provocato molti licenziamenti, anche in colossi come Omega alla quale apparteneva la Lemania, Eberhard&Co era rimasta fedele all’orologio meccanico e continuava a dedicarsi alla ricerca, anche se con meno impegno dopo la morte della figlia e del genero di Mr Eberhard. L’azienda faceva parte della CHP Comunitè Horlogère de Precision, comprava le ébauches che venivano poi montate. Di questo “consorzio” che comprendeva acquirenti e fornitori facevano parte anche aziende orologiere importanti come Jaeger-LeCoultre e Ebel, poi ci furono dei problemi, alcuni soci non avevano onorato i loro impegni, i debiti erano stati coperti, ma in seguito Eberhard&Co decise di uscire dal gruppo.

Tra i ricordi di Mr Brandt un inventario che aveva fatto scoprire in cantina pù di 6000 movimenti Hann di Landeron, ébauches di ottimi cronografi, negli anni ’50-60 Tramelan era un grande centro di produzione di componenti. C’erano anche movimenti non finiti che in seguito furono ultimati. Quelli impiegati da Eberhard venivano rodiati e il colore più bianco era molto apprezzato, ripagava la spesa sostenuta per il trattamento. I quadranti in smalto venivano ordinati da un artigiano di Porrentruy e lo spessore (0,80/0,90 mm) era anche più del doppio di quello impiegato da molti concorrenti. Si facevano anche casse in sterling, un argento con titolo a 925 invece di 800. Durante un seminario a Montreux sulla pubblicità, Brandt incontrò un americano, simpatizzarono e in seguito per l’American Express vennero realizzati 50 orologi in argento con un stile che oggi si direbbe “vintage”; furono un successo e furono poi inseriti anche nel catalogo normale. Eberhad&Co esportava anche in India, Cina e negli Stati Uniti. In Europa oltre a quello italiano (non ci sono altri mercati dove esista un’analoga competenza e passione orologiera, ci disse Brandt) era molto importante quello tedesco dove i collezionisti erano numerosi. Proprio per orologi con metallo prezioso un episodio curioso accadde alla Fiera Campionaria di Basilea (allora gli stand erano fissi per tutto l’anno e quando la data si avvicinava bastava aprirli e provvedere alle pulizie). Un privato chiese un orologio femminile d’oro con bracciale; lo aveva visto in versione da uomo e gli era piaciuto. Dal disegno la cassa sporgeva su un lato del bracciale nel quale era integrata; l’ordine fu accettato, così come la condizione posta: doveva essere molto, ma molto pesante perché facendolo vedere e prendendolo in mano si capisse, come chiese il cliente, che era costato davvero molto…

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *