Generalmente fare ordine nell’archivio è un impegno noioso che si rimanda volentieri, ma capita che nella posta un messaggio ti incuriosisca spingendoti a fare delle ricerche (approdate al lontano 1993/99 e 2001). Questo è quanto è successo a noi ricevendo una mail da Jaquet Droz che presentava il Tourbillon Squelette Red Gold Dragon Mask.
Generally, tidying up archive is a task verybody gladly put off, but sometimes a message like the one of August 6th pushes you to do some research about Jaquet Droz.
L’orologio di cui parliamo è nato dalla collaborazione fra la Casa elvetica e un collezionista ed è un pezzo unico il cui movimento automatico scheletrato che sul retro mostra incisioni floreali, ha un tourbillon volante a ore 12 e riserva di carica di ben otto giorni; dal fondello in vetro zaffiro si vede la massa oscillante con l’incisione “ONE MORE”, quasi un messaggio inviato al collezionista proprietario del Jaquet Droz che ha ispirato questa riedizione. La cassa in oro rosso ha un ø di 41 mm e uno spessore di 13 mm.
La maschera del drago intagliata in un blocco di oro e poi applicata su un fondello decorato, è stata incisa, scolpita e dipinta su una lega in oro bianco giallo e rosso; il drago ha curve cesellate e spicca sul quadrante con le corna tese, i baffi a volute, le zanne acuminate; l’opera ha comportato quasi un anno di progettazione e oltre 200 ore di lavoro nel comparto Métiers d’Art. Molte anche le pietre preziose, che le aggiungono fascino, inclusi smeraldi taglio cabochon (con incastonatura a castone ribattuto) che sono infusi nella materia lavorata. A un simile lavoro, che probabilmente resterà un pezzo unico, corrisponde un prezzo adeguato ma imponente con Iva inclusa (CHF 450.000,00).
Tornando all’inizio del discorso e a ciò che si può trovare mettendo a posto l’archivio, ecco tre documenti rispettivamente del 1999, del 1993 e del 2001 che testimoniano come nel terzo millennio si sia arrivati all’attuale Jaquet-Droz tornato a nuova vita con diversi passaggi (di cui uno, quello della Caldex con un Giovanni Sutti che nulla aveva a che fare con la famiglia del giornalista Disma Sutti).


Se volete, per curiosità, leggeteli serviranno a colmare eventuali lacune nelle conoscenze della storia orologiera. Personalmente ricordo che nel 1993, alla Fiera di Basilea nello stand JD sul soffitto, era appesa una gabbia e dentro un uccello canterino apriva il becco e sbatteva le ali.




