Nel 2025 l’azienda fondata La Chaux-de-Fonds nel 1955 da Gastone Ries e René Bannwart (quarantenne orologiaio di grande esperienza, nipote di Gastone) compie 70 anni e, dopo una parentesi nei primi decenni Duemila quando diventò proprietà dei cinesi, è tornata sotto il controllo svizzera grazie a un gruppo di investitori che hanno deciso di partecipare al prossimo WandW Genève.
Corum since 2025 is a total Swiss firm, thanks to Management Buy-Out (MBO) led by Haso Mehmedovic, actual CEO of the well known Brand. Next step, together with other new exhibitors, 2026 WandW Genève.
L’attuale CEO Haso Mehmedovic (dal 2011 maestro orologiaio di Corum) che a soli 32 anni guiderà l’azienda di Le Locle, ha commentato: “Abbiamo davanti un’enorme opportunità: riportare Corum al posto che merita nell’orologeria svizzera. Conosco questa azienda in ogni suo dettaglio, ne conosco i punti di forza e il potenziale inespresso. Oggi riportiamo creatività e innovazione al centro, costruendo sul Dna unico di Corum. Rafforzeremo la distribuzione, consolideremo i mercati chiave e ci apriremo a nuovi mercati”.
Per i più giovani che non conoscono la storia di questi settantanni, riassumiamo le date salienti di una fantastica avventura a partire dal nome Corum che deriva dalla parola latina “quorum” e dal simbolo: una chiave rivolta verso l’alto a testimoniare la volontà di aprire nuove vie al look degli orologi, manifestata sin dal 1956 con il Golden Tube (orologio di forma cilindrica) seguito ne 1957 dalla collezione femminile Chinese Hat (il cappello asiatico) e molte altri. Negli anni ’60, su suggerimento del distributore italiano fu la volta della collezione ideata per l’Admiral’s Cup. Nel 1977 Corum acquistò i diritti dell’orologio ideato da Vincent Calabrese e presentato alla Fiera ginevrina delle Invenzioni dove aveva vinto la medaglia d’oro, commercializzandolo dopo tre anni con il nome Golden Bridge. Sul finire del decennio l’impresa visse anni difficili, culminati nella fusione di due Istituti Bancari che prima all’insaputa l’uno dell’altro erano intervenuti con congrui sostegni. Corum, vicina al fallimento, fu acquistata totalmente nel 2000 da Severin Wundermann, un collezionista appassionato che proseguì nel solco tracciato dai fondatori: per esempio il successo dei Bubble, orologi che con un diametro di 45 mm e un vetro spesso 11 mm che funzionava come lente sul quadrante ricordavano le colorate caramelle. Scomparso nel 2008 Wunderman, non ancora settantenne, Corum attraversò altri difficili momenti che culminarono con l’entrata nel 2007 dei nuovi proprietari cinesi (a Baselworld 2013 ero presente, come direttore responsabile di Orologi da POLSO, alla Conferenza Stampa fatta dal nuovo CEO italiano Antonio Calce il quale si dichiarò felice della partnership con China Haidian che aveva risolto i problemi economici, dicendosi sicuro che la nuova proprietà avrebbe continuato senza scossoni). E in parte fu così soprattutto per il Golden Bridge, icona della produzione Corum, che ebbe diverse forme e dimensioni.
La transizione tra Citychamp Watch & Jewellery Group Limited, la società quotata a Hong Kong che ha posseduto Corum dal 2013 ad oggi, si è svolta in un cima di fattiva collaborazione concludendosi con il ritorno di tutte le quote in mani svizzere.
Il 2025, quindi si presenta come anno di consolidamento (l’attuale rete di distribuzione conta meno di 300 rivenditori nel mondo da rafforzare su basi solide e con partnership selezionate per garantire un eccellente servizio post-vendita (ci auguriamo che venga data la giusta attenzione all’Europa dove invece altri Marchi di prestigio hanno smantellato grandi retailers lasciando senza assistenza preziosi ricordi di famiglia, a favore di un ipotetico futuro globale). Infine il Management di Corum vuole lavorare sulle collezioni principali e sulla preparazione del rilancio. A questo punto, tornando al presente, aspettiamo con curiosità i nuovi Corum all’appuntamento di WandW 2026 in Aprile.
