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Riflessioni sui titoli

In redazione il titolista ha sempre avuto una grande importanza, suo il merito di convogliare (o meno) su un articolo l’interesse dei lettori, e se ciò era vero nella carta stampata del secolo scorso, lo è ancor più oggi che la rete ha fatto diventare milioni le migliaia di lettori di un tempo.

Title is “all” for more or less success of an article.

Certo non è da tutti condensare in poche parole lo spirito del pezzo. Pensavo a questo leggendo, dopo il discorso del Presidente Mattarella, il titolo di Fanpage che bolla 14 volte l’Italia come “indegna”: è vero il Presidente ha messo in risalto 14 volte, parlando di dignità, le cose che non vanno e che dovrebbero essere cambiate in un Parlamento meno attaccato alle correnti interne dei Partiti. Ma se la Giustizia vede alcuni Magistrati legati a dogmi politici, non si deve far pensare che tutta la Magistratura è politicizzata, se i femminicidi sono numerosi non è certo vero che milioni di italiani siano così feroci da uccidere mogli, amanti o semplicemente donne che rifiuta le loro avance. Tornando comunque agli orologi l’importanza del titolo l’abbiamo sempre vista nelle poche parole concesseci dal format scelto, la Marca determina il numero delle letture; puoi scrivere un pezzo degno di Dante, puoi descrivere un brevetto come quelli di Marconi, ha poca importanza se non metti in pole position un nome di prestigio. C’est la vie dicono i francesi, ma un po’ di rimpianto, ripensando a quando le immagini erano importanti, ma non preponderanti, c’è. Per quanto ricordiamo anche che un grafico di grido, già trent’anni fa, sosteneva che il testo era solo “una massa grigia” da sagomare opportunamente per valorizzava le fotografie.

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