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Patek Philippe e il suo Museo

Facendo ordine tra i ricordi, in Agosto ho pubblicato il menu e l’invito del 5 Novembre per l’inaugurazione, vent’anni or sono, del Museo Patek Philippe. Oggi torno a scrivere di questa preziosa cassaforte ginevrina, e, come ho fatto per il XXV di Chopard, vado anche un po’ indietro rispetto ai vent’anni.

On August 25th we remembered Patek Philippe party (November 5th 2001) for the new Museum, now a longer article about XX (and more years) of this “precious safe building” in Geneva

Philippe Stern aveva voluto dare a tutti la possibilità di ammirare oltre 2500 esemplari che testimoniano più di cinquecento anni di storia orologiera a partire dal XVI sec. Fra loro non solo gli orologi più importanti della Maison fondata nel 1839 e quelli usciti di produzione (oltre un migliaio riuniti al primo piano del Museo), ma anche la sua raccolta privata di orologi antichi, automi, smalti (tra i quali una serie di ritratti opera dei più famosi artisti ginevrini) e i cosiddetti Objets de Vertus (sotto alcuni esemplari della raccolta “antica”, nell’ultima fila, da sx, l’orologio da polso della contessa ungherese Koskowicz, primo Patek Philippe da polso del 1868).

Alla fine degli anni ’90. erano iniziati i lavori per trasformare l’edificio di Rue de Vieux Grénadiers 7, acquistato nel 1975 per riunirvi le produzioni degli Ateliers Réunis (casse, bracciali e catene) da fabbrica industriale in un palazzo accogliente, visto che nel 1996 i comparti legati alla produzione erano stati riuniti nella nuova fabbrica a Plan Les Ouates.

I lavori di ristrutturazione durarono più di due anni, lo stabile fu anche inalzato di un piano, e Philippe Stern affidò alla moglie Gerdi la trasformazione degli interni.

In seguito Madame Stern si occupò anche degli interni) e dello stile dei nuovi Saloons Patek Philippe, come testimonia questa foto pubblicata nel 2014 da WatchProSite per l’inaugurazione del Salone Patek a Pechino.

Insieme ai genitori c’era anche Thierry Stern, presidente di Patek Philippe, mentre il Padre ne è Presidente onorario. Come si può vedere lo stile è sempre quello di una dimora privata che nulla ha a che vedere con una delle normali boutiques commerciali che le varie Case orologiere hanno realizzato in tutto il mondo..

Oggi come allora l’allestimento si è ispirato a prestigiose dimore, non a boutiques che per quanto affidate a famosi architetti, che riprendono lo spirito del Marchio non possono esibirsi da un aspetto commerciale, e nemmeno a fredde raccolte mussali, così il Museo nel 2001 presentò al pubblico i tesori esposti nei vari piani come se si trattasse di accogliere degli amici in salotti privati. Al primo piano spiccano i tesori della realizzati da Patek Philippe a partire da 1839 sino al 2000, completati dai modelli più interessanti usciti di produzione.

Fra gli imperdibili ne ricordiamo solo tre: il Tasca realizzato per Packard, quello per il banchiere Graves (venduto nel 2011 per 11 milioni di dollari, nel 2014 arrivò a 21,3 che con le tasse furono 24, e che fu poi lasciato in custodia al Museo) e il Calibre ’89 per i 150 anni di Patek Philippe.

Al secondo piano si dipana la storia dell’orologio meccanico portatile dalle origini nel XVI secolo sino all’inizio del XIX secolo. Al terzo piano la biblioteca, aperta agli studiosi per consultazioni, riunisce oltre 8.000 volumi dedicati all’orologeria e ai settori collegati (qui ho provato l’emozione di vedere esposto il mio primo libro dedicato agli orologi: I Maestri del Tempo) nonché gli archivi della Maison che di ogni orologio narrano vendita, interventi, costi sostenuti.

In questi vent’anni sono state oltre 600.000 le presenze dei visitatori ai quali vengono proposte visite guidate in francese e inglese ogni sabato, visite su appuntamento in sette lingue (francese, inglese, tedesco, italiano, spagnolo, cinese e russo, altre lingue saranno disponibili in futuro; l’audioguida può essere seguita secondo il proprio gusto oppure scegliendo l’itinerario soggerito da Philippe Stern, completato da circa 10.000 fotografie che consentono di vedere anche dettagli che negli esemplari esposti nelle vetrine sono invisibili). A tutto ciò si affiancano anche visite tematiche su prenotazione (smalto, automi, percorsi per i più piccoli, scoperta di Ginevra, città dell’orologeria) e non mancano fini settimana “porte aperte” (nel marzo 2005 una di queste registrò un’affluenza di oltre mille visitatori). Il Patek Philippe Museum è quindi diventato parte integrante dell’offerta culturale ginevrina, ne ricordiamo anche mostre temporanee legate a temi dei suoi tesori. La prima con il titolo “Montres Royales” si svolse dal 31 Ottobre al 31 Dicembre 2005, cinque anni dopo arrivò quella dei “Montres chinoises” e nel 2015 fu la volta della mostra “Des montres signées Rousseau”.

Proprio alla mostra dedicata agli Orologi Reali, nel 2005 dedicai un ampio articolo anche perché oltre alla Regina Vittoria e allo Zar, citati in tutti i CS, erano esposti orologi di Casa Savoia: un Tasca d’oro con l’iniziale di Re Umberto I in diamanti e uno in argento del Papa Leone XIII; nel catalogo che accompagnava la rassegna c’erano anche brevi cenni sulle vite dei proprietari, molti dei quali non erano certo da invidiare; tra gli aneddoti: un Tasca con il ritratto dell’Imperatore Francesco Giusepe fu presentato all’esposizione di Vienna nel 1873, ma non “avendo ottenuto il favore dell’Imperatore, tornò a Ginevra; la Corte russa ordinò a Patek Philippe una serie di orologi che lo Zar avrebbe regalato, ma la Maison rifiutò perché troppo impegnata, con l’occasione chiese anche notizie di un Tasca donato sette anni prima… con una lettera di scuse Imperiali arrivò a Ginevra un servizio da vino, poi esposto nel Museo.

Sopra a sx i due orologi della Regina Vittoria dx dall’altoTascadell’Infanta di Spagna Q.P.retrogradefasi luna, 1864; Ripetizione mezzi quarti,,Q.P. luna, termometro, 1869 pagato 2600 franchi e Ripeto.min su 2 timbri di Rama V Re del Siam. Sotto sax Tasca con il ritratto di Luisa di Svezia donato al marito, Re Christiano IX per le nozze d’argento;, Tasca che lo Zar Alessandro II donò alla seconda moglie e il cronografo di Vittorio Emanuele III quando era ancora Principe ereditario sul retro le iniziali nel nodo Savoia; a dx dall’alto, il Tasca del Re Umberto I con lo stemma e l’aquila reale, la U è in brillanti; in argento e oro rosa tasca del Principe Ferdinando di Bulgaria e quello di Papa Leone III; infine il Tasca con ripetizione ai mezzi quarti su due timbri di Papa Pio IX, con lo stemma papale sul fondello.

A Ginevra sono in preparazione, per il grande pubblico, due pubblicazioni di 100 pagine, stampate in diecimila copie con testi in inglese; una dedicata alla collezione antica e l’altra agli orologi Patek Philippe. Disponibili l’anno prossimo potranno essere acquistate, visitando il Museo, in un cofanetto o separatamente. Infine una notizia di servizio per gli orari di apertura:
da martedì a venerdì: 14:00 – 18:00; sabato: 10:00 – 18:00; naturalmente in ossequio alla normativa sanitaria di protezione dalla pandemia; il museo è chiuso domenica, lunedì e giorni festivi.

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