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Headquarter Swatch ovvero la febbre del mattone

A Bienne in ottobre è stata inaugurata la Cité du Temps (ne abbiamo scritto il 18/10 a proposito di Omega), adesso pubblichiamo le foto del nuovo quartier generale Swatch.

A new Headquarter Swatch in Bienne, designed by Japanese architect Shigeru Ban at Cité du Temps. Seven years ago I wrote about Swiss Watches Factories and new Swatch project, today here the pictures of the new unbelievable building.

Prima di una descrizione lunga, ma interessante, voglio ricordare che su POLSO (rivista che ho diretto dal 1987 al 2012) avevo inaugurato nel febbraio 2012 una rubrica “la febbre del mattone”, che in sette puntate, presentò gli stabilimenti (nuovi, ma anche storici e in qualche caso multipli) di oltre 40 maison.

Nell’ordine avevo scritto di Patek Philippe, Corum. Rolex, Jaeger-LeCoultre, Chanel, Jaquet Droz, Audemars Piguet, Ulysse Nardin, Girard-Perregaux, Hublot, Longines, Oris, Blancpain, Greubel Forsey, Chopard, IWC, Montblanc Institut Minerva, Piaget, F.P.Journe, La Montre Hermès, Paul Picot, Moritz Grossmann, Louis Vuitton, Bvlgari, Alpina, Locman, Victorinox, Vacheron Constantin, Cartier, Erwin Sattler, Blacksand, Nomos, Panerai, TAG Huer, Breitling, Fortis, Gucci, Zenith, Parmigiani, Tissot e ancora Rolex (che aveva inaugurato a Bienne il complesso per produrre i movimenti e l’enorme magazzino robotizzato) più un breve testo sui “Lavori in corso da Swatch e Omega”.

Nel 2011 infatti era stato approvato il progetto per nuovi edifici Swatch, del giapponese Shigeru Ban (nato a Tokyo nel 1957, vincitore nel 2014 del Premio Pritzker) famoso per le sue ricerche sull’architettura ecosostenibile. Allora avevo scritto che la nuova struttura “si snodava come un serpente boa congiungendo spazi lontani”. E oggi, guardando la fotografia aerea della zona, resto di quell’idea. Aggiungo anche che per gli architetti la Svizzera e le sue industrie orologiere (così come la Fiera di Basilea) sono diventate tra la fine del 1990 e i primi anni 2000 un vero Eldorado, una palestra nella quale trovare un fertile terreno per le loro idee a volte anche molto audaci.

Ed ecco il nuovo complesso, una delle strutture portanti in legno più grandi del mondo (il legno è tutto Made in Swiss, proviene infatti dai boschi elvetici e ha dato origine alle 4.600 travi del reticolato); lunga m.240 e larga m.35, nel punto più alto raggiunge m.27, i piani sono 5. Per realizzare la maggior parte della facciata sono stati necessari 2800 elementi a nido d’ape realizzati su misura (opachi, a protezione dei raggi solari; semitrasparenti o trasparenti dotati di pannelli fotovoltaici o provvisti di cuscinetti gonfiati ad aria per sostenere neve e ghiaccio e con lastre di policarbonato per l’isolamento termico); la superficie supera gli 11.000 mq. Sono stati previsti nove balconi (da 10 a 20 mq) e gallerie interne con balaustre di vetro per vedere i piani inferiori, l’acustica è stata migliorata con sottili perforazioni sulle 124 croci svizzere in legno montate a soffitto.

Sopra la passerella che congiunge il nuovo edificio alla Cité du Temps, una fotografia notturna e qui due immagini degli interni del Quartier Generale di Swatch con open space

La superficie interna di 25.000 mq accoglie i reparti di Swatch International e Swatch Switzerland, aree relax, sale riservate e, all’ingresso, una caffetteria aperta anche ai visitatori. Probabilmente l’elemento più curioso ideato dall’architetto è la “reading stairs” una scalinata che, dal secondo piano, sale fermandosi poi nel nulla, ma sugli scalini si può sostare e dare libero sfogo alla fantasia… una passerella in vetro invece collega il 3° piano con la Cité du Temps (edificio indipendente per i musei Omega, Swatch e la vasta Nicolas G.Hayek Conference Hall, capace di 400 posti). Nel sotterraneo l’archivio, locali tecnici, e un parcheggio con 170 posti auto e 182 per le biciclette. Per il concept energetico è stato fatto ricorso all’energia solare (1770 mq di pannelli fotovoltaici) e alla falda acquifera; ampia all’esterno l’area verde con piante particolari e velocità concessa a 30 Km/h.

Concludendo, “chapeau” al nuovo avveniristico quartier generale, anche se, per un attimo, mi ha fatto pensare alle Piramidi d’Egitto; per fortuna però la tecnologia attuale ha eliminato quasi completamente lo sforzo fisico a favore di quello cerebrale.

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