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Baselworld 2019: riflessioni n°2

Nel 1920 a Milano, sui Bastioni di Porta Venezia si inaugurava la Fiera Capionaria (1200 espositori, 256 stranieri), che in breve diventò un evento irrinunciabile. Distrutta dai bombardamenti negli anni ’40 fu ricostruita velocemente e negli anni ’50 io ho fatto in tempo a vederla e a scriverne.

During last Century Fiera Campionaria Milano was born and in the Fifties I was able to see it and write about; it was a very big popular event with a lot of people going to see it. Could Baselworld become like that Exhibition with only watches and jewels?

Mio nonno, patriarca della famiglia, accoglieva parenti e amici, che arrivavano da Pavia e Verona, per una trasferta di due-tre giorni; alla sera si cenava insieme, di giorno gli ospiti visitavano la Fiera raggiungendola in tram. Si andava alla Campionaria, come se si assistesse a una lezione universitaria per vedere i progressi della produzione industriale, si ammiravano mobili, macchinari, biciclette e quant’altro. Si potevano acquistare oggetti di artigianato, tutto il resto veniva ordinato ai rappresentanti di zona presenti. C’era anche un padiglione dei gioielli che l’Associazione gioiellieri avrebbe voluto trasformare in una fiera specializzata, peccato che la data fosse vicina a quella di Basilea.

Ebbene dopo lo sviluppo delle fiere specializzate che hanno trasformato la Campionaria in FieraMilano, la crisi internazionale, l’avvento del web e l’evoluzione dei gusti potrebbero far sì che Baselworld diventasse – sebbene più lussuosa e orientata su orologi e gioielli – come la Campionaria del secolo scorso? Un evento per il grande pubblico, corredato da spettacoli, presentazione di aste per i collezionisti e quant’altro. Un vero show ha detto Jean Claude Biver intervistato da un giornalista austriaco.

C’è però da chiedersi – con i costi dei viaggi – se il grande pubblico, al di là della Svizzera e zone limitrofe, andrebbe a Basilea per vedere una mostra-spettacolo, già oggi il biglietto di ingresso (oltre 60 franchi) è un blocco per le famiglie. Anche il recente Salone ginevrino dell’auto ha visto ridursi i visitatori e sì che l’interesse verso le automobili è molto più grande di quello per gli orologi.

E le industrie orologiere sarebbero pronte a questo cambiamento? Tuttora per molte la presenza in fiera rappresenta gran parte del portafogli ordini di tutto l’anno – lo conferma una indagine pubblicata negli States da WatchPro – e, secondo noi, un’affluenza di pubblico, maggiore dell’attuale, non sarebbe gradita ai commercianti a meno di non riservare in esclusiva alcuni giorni alla distribuzione.

Fare previsioni è sempre difficile, ma ci sembra che con la rete che porta ovunque in tempo reale eventi e prodotti, ipotizzare una fiera-spettacolo sia quanto meno azzardato, anche se Biver, re del marketing, ha sbagliato pochi colpi nella sua vita orologiera. Comunque Baselworld 2019, suscettibile di miglioramenti, ha tenuto botta e anche se la futura apertura agli smartwatches fa storcere il naso ai puristi, al mondo c’è posto per tutti, soprattutto se i conti della Fiera torneranno in attivo.

A questo proposito è positivo nel 2018 l’export orologiero elvetico, sia pur con vistose riduzioni rispetto al passato (21,2 miliardi di franchi pari a +6,3%), gli orologi da polso hanno portato nelle casse svizzere 19,9 miliardi di franchi (+6,1%), ma il numero dei pezzi è diminuito del 2,3%. I modelli in acciaio la fanno da padrone, quelli in metallo prezioso sono solo il 2% del totale, ma in valore raggiungono il 33%. L’export si è indirizzato soprattutto verso l’Asia (+53%), l’America è tornata in positivo (+7,2%) mentre l’Europa, che rappresenta il 31%, ha visto una flessione del 2,9%, solo Francia e Germania hanno avuto un segno +.

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