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Dai motori agli orologi

Gli appuntamenti con il mondo orologiero che il Museo Poldi Pezzoli ha programmato con Pisa Orologeria e la Fondazione Cologni Arti e Mestieri, si sono conclusi il 21 marzo con Romeo Ferraris. Un milanese che, dopo una vita fra i motori, ha ceduto al figlio l’attività dell’azienda a Opera, riservando per sé uno spazio luminoso dove dedicarsi agli orologi.

The last Poldi Pezzoli meeting on March 21, hosted a recordman on cars and boats: Romeo Ferraris, since some years also watchmaker, whose speech has been followed by many young undergraduate watchmakers.

Chi negli anni ’80 seguiva l’offshore, ricorda senza dubbio l’imbarcazione Gancia in Classse 1 con i motori Iveco affidati a Romeo Ferraris che, dopo tante gare in automobile, si era trasformato in motonauta. Molti i record e i successi agonistici, ma quando entrò nel team di Stefano Casiraghi, senza immaginarlo stava gettando le basi di un’altra passione: quella per gli orologi.

Nell’Officina a Opera lo spazio-laboratorio di Romeo Ferraris

Casiraghi gliene aveva regalato uno, ma Romeo lo indossava raramente; in officina non si portano anelli e anche gli orologi possono essere pericolosi se si impigliano negli ingranaggi. “Però – ha raccontato con verve meneghina – un giorno Stefano mi disse: guarda che costa come una Porsche; la cosa mi ha colpito ed è stata determinante perché mi interessassi a fondo sia dei motori degli orologi, i movimenti, sia della loro estetica”. I suoi figli ricordano bene i giorni e i mesi, che il papà ha passato chiuso nel suo studio per risolvere un problema, così come ricordano le lunghissime telefonate con l’ingegnere dell’Iveco che si protraevano ben oltre l’ora della cena mentre le pietanze si raffreddavano. Per costruire un quadrante in smalto che resistesse nel tempo, senza perdere la sua lucentezza, ha impiegato quasi un anno (infine è riuscito nell’impresa pensando ai mobili di un tempo lucidati con la cera d’api).

R.Ferraris, al centro, ascolta l’introduzione della direttrice del Museo

La vita è strana e strade diverse a volte si incrociano più volte. Negli anni ’80, con il collega-marito Disma Sutti, avevamo l’ufficio stampa della Federazione Italiana Motonautica e i piloti erano i nostri punti di forza, poi sono diventata direttore responsabile della rivista orologi da POLSO, l’editore, Eugenio Zigliotto si entusiasmò degli orologi di Romeo, ne divenne cliente (pubblicammo anche articoli sui suoi cronografi sdoppianti) e in seguito accompagnò Jerome Lambert, allora CEO di Jaeger-LeCoultre, a vedere l’officina a Opera; al termine della visita Lambert uscì scuotendo la testa: a Le Sentier aveva più di mille addetti e in questo paesino lombardo un uomo, da solo, era riuscito a fare qualcosa che persino gli svizzeri, maestri di orologeria, dovevano invidiare. Adesso sono editore e direttore responsabile di soloPolso e ho incontrato di nuovo con grande piacere il “maestro artigiano” Romeo Ferraris, invitato a tenere una conversazione al Museo, invito che lo ha imbarazzato molto, perché non ama mettersi in mostra.

Futuri orologiai e il più grande cronografo sdoppiante realizzato da Ferraris

Romeo è un perfezionista e alcune frasi rimarranno impresse ai molti studenti della Scuola di Orologeria che al termine si sono affollati per parlargli e fare l’immancabile selfie. “Tanto più un lavoro è difficile e faticoso, ancora maggiore è la soddisfazione quando lo avete concluso. Non accontentatevi di fare bene, cercate di fare meglio. Cercate un’idea nuova, vincente, qualcosa che sia al di fuori di ciò che il mercato ha. Mantenete sempre in attività il cervello, è solo un muscolo che deve essere allenato per dare il meglio” e per mantenere allenato il suo, pochi mesi fa (non pensiamo di fargli un dispiacere dicendo che è del 1937) ha deciso di studiare l’inglese. Concludo con un dettaglio. Gli orologi che escono dall’officina di Opera (dove si lavora sui motori delle automobili sotto la guida del figlio di Romeo) sono pochi, sono fatti per gli appassionati, per clienti che se non erano già amici lo diventano (Fabio Bertini di Pisa Orologeria andò a trovarlo per vedere un’automobile e ne uscì con un orologio da polso). Modelli solo tempo, cronografi anche sdoppianti devono essere un tutt’uno con il loro proprietario e Romeo realizza da solo anche i cinturini cucendoli con il punto sellaio, perché abbiano la giusta bombatura e una curva, là dove sono attaccati alle anse, per essere più confortevoli. Sono cinturini particolari: hanno un solo foro perché è antiestetico vederne tanti; quando il cliente ritira l’orologio lo indossa con il cinturino e Romeo fa un foro sulla misura esatta.

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