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14 agosto 2018

Nel 2012 dopo il terremoto in Emilia ho intitolato un articolo “Il tempo spezzato” con la fotografia di un orologio semidistrutto su un campanile, poi si sono verificati altri eventi meteo contro i quali l’uomo non può fare altro che subirli (se non ha provveduto a pulire il greto dei fiumi, a piantare alberi nei boschi o a immaginare possibili nevicate eccezionali su terreni scoscesi che non dovrebbero vedere autorizzate costruzioni in loco).

Ciò che invece il 14 agosto è successo a Genova denota incuria, incoscienza di chi non ha studiato bene pur laureandosi per virtù di qualche ideologia, quando non sia stato motivato solo da scelte di budget. Oggi una città – e anche una Regione – sono in ginocchio, il futuro è tutto da ricostruire e questo per 200 metri di un ponte che 50 anni fa era avveniristico, ma che poi ha rivelato, grazie anche all’evoluzione delle conoscenze tecnologiche, carenze che i rattoppi non avrebbero potuto eliminare. Non ci sono parole per essere vicini a chi ha perso i propri cari, ma la vita prosegue e anche se è difficile a 48 ore dalla tragedia, rifugiarsi nel nostro argomento preferito, gli orologi; questi però possono ricordarci in ogni momento quanto si debba apprezzare ciò che abbiamo.

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