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La febbre del mattone: IWC

MM 01_140_years_RGBSin dagli inizi l’esportazione è stata vitale per la produzione orologiera svizzera; inesistente allora il percorso inverso, salvo l’esempio di Florentine Auguste Jones, imprenditore americano che, nel 1868, sognava una produzione americana pari per qualità a quella svizzera, evitando anche le onerose tasse dell’importazione elvetica negli Stati Uniti.

Since XIX century export was necessary for swiss watches industries; nothing instead arrived from abroad, but an american watchmaker, Florentine Auguste Jones, in 1868 founded IWC dreaming swiss quality (avoiding US custom duties).

Factory was on the ground belonging to a monastery near the river Reno, necessary for factory’s energy. Historical building, still twenty years ago, hosted factory, in other ancient buildings there were school and craftsmanship atelier. IWC, belonged to Swiss and German up to 2000, when Richemont Group bought it. To-day more than 1000 employees are working around the world, about 120 the watchmakers. Since 2007 all energy needs are covered with ecological power; modern techniques reduce energy consumed even if the surface of factory has been doubled. Furthermore IWC contributes towards environmental protection and works together with the Charles  Darwin Foundation.

IWC on Reno River, the last picture, for 140° anniversary  is the history of brand from US to Europe

IWC headquarter, on Reno River, new buildings, history for 14o°(from Boston to Schaffhausen)

La storia di IWC, fondata a Schaffausen, sulle rive del Reno per trarne l’energia necessaria allo stabilimento, è nota a tutti gli appassionati; forse meno noto che la prima sede sorse su un terreno che apparteneva a un monastero (dove è tutt’ora) e che in seguito, riscattata dagli svizzeri dopo le peripezie del suo fondatore, fra i proprietari ha annoverato anche Carl Gustav Jung, celebre psicanalista. L’edificio storico, senza la ciminiera ottocentesca, è tuttora al centro di un’ampia corona di recenti costruzioni. Vent’anni fa accoglieva il museo all’ultimo piano ed era attorniato da edifici del passato per le lavorazioni più accurate e la scuola degli apprendisti. Poi la rivoluzione che, dalla proprietà tedesca, faceva parte della VDO nel Gruppo Mannesmann, l’ha portata, nel 2000, nel Gruppo Richemont. Oggi ha più di mille addetti nel mondo; circa 120 sono maestri orologiai; il Museo occupa il pianterreno dell’edificio storico e dal 2005 sono sorti diversi nuovi edifici che hanno raddoppiato la superficie operativa.

museo

Museo sala d’attesa, ala ovest e est: alle pareti e al centro strutture per esporre orologi e movimenti

Dal 2007 la fabbrica impiega energia pulita; per quella parte di emissioni nocive che non può essere eliminata, contribuisce a progetti ecoambientali. La racolta di acqua piovana, moderne superfici a vetrate e sistemi di condizionamento hanno ridotto notevolmente i consumi energetici. Infine la Marca incoraggia l’impiego del trasporto pubblico e partecipa alla salvaguardia di specie protette.

One comment on “La febbre del mattone: IWC

  1. L'inviato da Berlino ha detto:

    In che senso. Antipirinico??? Che chai la febbre?????

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