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Un Master negli USA

jacques davidPer i giovani recarsi all’estero oggi è normale: un “master” negli Stati Uniti serve per il futuro o per migliorare un’attività esistente. Se pensiamo però al XIX secolo dalla vecchia Europa partivano giovani che, nell’America del Nord, cercavano un lavoro sperando di fare fortuna e per molti il sogno si è avverato. Per esempio Sandford Fleming, direttore delle ferrovie canadesi e considerato l’ideatore dei fusi orari, anche se un italiano molti anni prima (forse troppi) era arrivato alle stesse conclusioni.

Un viaggio tutto speciale invece, è stato quello dell’Ing. Jacques David (nella foto a lato) cugino del fondatore della Longines, Ernest Francillon.

Poco più che trentenne, per l’Esposizione Universale del 1876 a Philadelphia, fu inviato negli USA dall’Associazione Intercantonale delle aziende orologiere del Giura. Doveva rendersi conto di come operava l’industria orologiera americana, che iniziava a preoccupare gli svizzeri. Anche se la meccanizzazione avanzata, che aumentava la produzione, andava a scapito delle finiture che, con grande cura, venivano realizzate in Svizzera. Ernest Francillon, convinto delle qualità del cugino e come lui assertore delle novità, restò invece a St.Imier, ma spinse Jacques a non visitare solo l’Esposizione. Così David, da invitato-osservatore, si trasformò quasi in un detective e da agosto a novembre percorse gli States visitandone le imprese orologiere.

Ernesto Francillon, fondatore della Longines

Ernest Francillon, fondatore della Longinus

Negli Stati Uniti questa industria aveva raggiunto in breve dimensioni incredibili, le aziende importanti erano una quindicina. La National Watch Factory Elgin, per esempio, aveva un organico di 650 addetti e produceva 225 movimenti al giorno, più o meno quanti erano quelli della Waltham, che però aveva la metà degli operai. David  era già convinto della necessità di meccanizzare le industrie e quello che poté constatare lo spinse a suggerire all’Associazione di non perdere tempo e di seguire l’esempio americano. Rimase anche impressionato dall’organizzazione negli stabilimenti  (non si poteva fumare, passeggiare da un reparto all’altro e così via, il controllo era affidato ai capireparto) e dal fatto che un operaio da solo controllava un intero macchinario. Riuscì anche ad avere notizie dettagliate sui capitali impiegati e sui costi di produzione.

Così ai connazionali suggerì, tra l’altro, di chiedere brevetti per le invenzioni e di modificare passaggi costruttivi, per esempio per i quadranti, che in America erano fissati meglio di quelli applicati in Europa. Riuscì a superare gli ostacoli non solo della manodopera, che temeva l’avvento delle macchine, ma anche delle imprese, poco propense a grandi investimenti e, quando nel 1880 arrivò a guidare Longines, contribuì in un trentennio al suo successo. Di lui fu detto che era “eccellente tecnico, amministratore, esperto di finanze”, ma con un grande difetto: non sapeva concedersi il pur necessario riposo.

longines nel 1905-1

Lo stabilimento Longines nel 1905

In occasione del 160° anniversario del primo atelier di August Agassiz (da cui sarebbe nata la Longines) e del 125° anniversario sia della fabbrica sia della marca, la Maison di St.Imier ha voluto rendere omaggio a David pubblicando il rapporto che aveva messo in luce il ritardo della produzione elvetica e i pericoli della concorrenza americana. Oltre cento pagine scritte in bella calligrafia e corredate da disegni, lette agli invitati dell’Associazione Intercantonale in una riunione durata quattro ore e – quel che conta – a porte chiuse. Stava scomparendo il lavoro artigianale a domicilio: in più di diecimila avevano dato forfait nel decennio 1870-1880; nel Giura aumentavano le industrie: nel decennio seguente arrivarono a 170, anche se qualche laboratorio artigianale continuò a vivere. Anche per gli orologi era nata l’epoca dell’industrializzazione.

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